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Pensioni e salario minimo, in autunno cambia tutto

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Bruno Galvan

Il prossimo autunno può essere decisivo per l’introduzione del salario minimo ed anche per la riforma delle pensioni.

La crisi occupazionale è uno dei problemi più gravi dell’economia italiana. Il Reddito di Cittadinanza ha dimezzato il numero di persone disposte a cercare lavoro con la conseguenza che molti piccoli imprenditori sono costretti a chiudere l’attività perchè non trovano personale. In questi mesi si è parlato molto del salario minimo garantito che diventerà obbligatorio in alcune Stati dell’Unione Europea. Per quanto riguarda l’Italia non c’è obbligo di adottare il salario minimo anche se le forze politiche stanno discutendo sul da farsi. All’orizzonte c’è poi il problema legato alle pensioni. Senza una riforma entro il 2023, il sistema pensionistico italiano rischia di andare in tilt perchè ci sarebbe nuovamente la Legge Fornero.

Perchè in Italia non è obbligatorio il salario minimo?

Il salario minimo è l’ammontare di retribuzione minima tutelata dalla legge. Con una tale misura, dunque, sarebbe la legge a fissare una soglia minima di stipendio, che potrebbe essere uguale per tutti o variare in base ai singoli settori.

Di norma i contratti collettivi fissano queste soglie per ciascuna categoria di lavoratori. Ci sono però lavori che non hanno un contratto collettivo nazionale lasciando scoperta un numero importante di lavoratori. Il salario minimo andrebbe a colmare questa sorta di buco normativo andando a tutelare davvero tutti.

Attualmente il salario minimo esiste in 21 paesi su 27 dell’Unione Europea. Non lo hanno Italia, Danimarca, Finlandia, Austria, Svezia, Cipro. La differenza di stipendi è abissale tra chi ha il salario minimo e chi invece no: Francia, 1 603 euro, Germania, 1 621 euro, Belgio, 1 658 euro, Paesi Bassi, 1 725 euro, Irlanda, 1 775 euro e Lussemburgo 2 257 euro. In Spagna e Slovenia è fissato a 1 074 euro e 1 126 euro.

L’Italia è uno dei paesi a non avere una legge in merito. Secondo i dati Inps sono almeno 5 milioni i lavoratori che lavorano per meno di mille euro al mese, 4,5 milioni quelli che vengono pagati meno di 9 euro lordi l’ora. Con l’accordo sul salario Ue, in Italia si potrebbe quindi guadagnare almeno dai 1261 euro. Nel nostro Paese non è obbligatoria la decisione UE del salario minimo perchè abbiamo CCNL per l’80% delle tipologie di lavoro. Una percentuale considerata elevata.

Pensioni in Italia: cosa è quota 102?

L’INPS insieme al Governo sta cercando di mettere in atto una riforma sulle pensioni entro il 2023. Non è semplice perchè le casse dello Stato non sono floride e mettere mano ad una manovra costa svariati miliardi di euro.  Al momento è in vigore la quota 102 che prevede la possibilità di andare in pensione a 64 anni con 38 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 2022. Questa misura però non è stata prorogata e scadrà a fine anno.

Si sta studiano quota 104 che trova in 66 anni di età e 38 di contributi il requisito per uscire dal mondo del lavoro. In tal caso ci sarebbe una novità in termini di assegno pensione: se si anticipa a l’uscita a 63 anni si riceve un assegno con metodo contributivo in base ai primi 20 anni di contributi. Successivamente, l’assegno intero con la parte retributiva, verrebbe dato dai 67 anni in poi.  Dal prossimo autunno potrebbero cambiare dunque molte cose.

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