Situazione davvero complicata in Italia e nel resto dell’Europa. A pagare i conti di questa crisi economica sono i cittadini che devono far fronte agli aumenti e ai rincari. I bonus non bastano più.
Arrivano i primi dati che certificano lo stato avanzato di questa crisi economica in Italia. L’inflazione è la tasse peggiore soprattutto per chi ha meno entrate mensili. Nell’ultimo anno l’aumento dell’inflazione è costato agli italiani ben 92 miliardi.
Secondo gli ultimi studi, condotti dalla Cgia, l’aumento dell’inflazione è costato 92 miliardi euro in questi ultimi anni. In particolar modo in questo periodo l’inflazione è cresciuta dell’8%. Al di là dei vari bonus del Governo, la situazione è molto complessa. A pagare le spese sono, non solo i risparmiatori delle regioni più ricche, anche i cittadini che vivono in condizioni economiche basse. Secondo questo studio in Lombardia la perdita di potere d’acquisto ha un valore di 19,4 miliardi. Nel Lazio, invece, 9,3. In Veneto 8,3 mentre in Emilia Romagna 8,12.
Il pericolo di una stagflazione, secondo la Cgia, è più elevato. Ci sono delle difficoltà evidenti a causa della pandemia prima e della guerra in Ucraina ora. Gli aumenti delle materie prime, i rincari sulle bollette e poi i costi alti per quanto riguarda i prezzi dei prodotti di prima necessità. Tutto ciò rischia di veder scivolare l’economia italiana e non solo. L’inflazione potrebbe raggiungere molto presto un risultato a due cifre e ciò sarebbe disastroso.
In cosa consiste la stagflazione? L’aumento generale dei prezzi e contemporaneamente una mancata crescita dell’economia.
L’Ufficio studi della Cgia sottolinea l’importanza di contrastare la stagflazione. E’ un’operazione molto complessa ma necessaria, secondo gli esperti. Una mossa da fare è quella di aumentare i tassi di interesse da parte delle banche centrali. L’Italia, avendo un rapporto debito/Pil tra i più alti al mondo, in questo modo, potrebbe registrare un incremento del costo del debito pubblico.
Infine c’è bisogno di intervenire su altri temi: la riduzione della spesa corrente e il taglio della pressione fiscale. Questi possono essere strumenti in grado di stimolare i consumi. Queste, però, sono operazioni difficili da attuare almeno fino a quando non sarà modificato il Patto di Stabilità a livello Europeo.
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