Attraversiamo un periodo burrascoso per i risparmi. L’inflazione all’8% sta a significare che il potere d’acquisto degli stipendi italiani è a minimi storici e le banche non aiutano in nessun modo a tenere i risparmi al sicuro.
Il tasso di inflazione attuale per l’Italia è dell’8%. Si tratta del dato più alto dal 1986, e conseguenza della situazione internazionale molto movimentata, in primis per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Questo ha portato il potere d’acquisto degli italiani a scendere drasticamente.
Se per le pensioni ci sono delle misura di riparo che evitano l’aggravarsi della situazione, gli stipendi sono molto più a rischio. L’istinto principale per un piccolo risparmiatore in una situazione del genere è rivolgersi agli istituti bancari per degli strumenti di risparmi efficaci, ma al momento le bance sembrano essere un avversario più che una risorsa. Questo perché da ormai 10 anni i tassi sulle giacienze in banca sono negativi e nel migliore dei casi riescono a pareggiare l’incedere dell’inflazione.
Questo significa che quelli che dovrebbero essere delle assicurazioni contro la perdita del potere d’acquisto dei risparmi si sta trasformando in una trappola. La liquidità importante iniettata dalla BCE sui mercati dell’Eurozona ha premiato senza dubbio i debitori, non certo i creditori. Nel migliore dei casi chi ha prestato denaro si è trovato che tassi che pareggiano l’inflazione, nel peggiore dei casi, i tassi di interesse andavano in perdita. A maggio di quest’anno il tasso di interesse medio che le banche praticano ai clienti sui conti depositi è dello 0,32%, lo stesso di un anno prima. Quindi mentre l’inflazione continua ad aumentare, i costi di mantenimento dei servizi di risparmio rimangono invariati, così come i tassi di interesse offerti ai risparmiatori. Invariati e, come se non bastasse, molto vicini allo zero. Tradotto, questo significa che mantenendo soldi tramite questi servizi si rischia di perdere più di quanto si salva.
Le alternative, anche limitatamente al rischio zero, ci sono. I titoli di Stato attualmente offrono già l’1% per scadenze a 2 anni. Il titolo lordo medio a scadenza emesso fino al 9 giugno scorso aveva un rendimento dello 0,5%. Dopo l’ultimo aumento di rendimento eseguito da Cassa Depositi e Prestiti il 6 luglio il rendimento è stato quadruplicato. Attualmente raggiunge il 2%. Questo significa che al momento i buoni postali sono un ottimo strumento per proteggere i propri risparmi dalla minaccia dell’inflazione e dalla perdita di potere d’acquisto.