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Il gas sta davvero per finire, cosa possiamo fare ora

Published by
Federica Pollara

Stop temporaneo del gas russo dall’11 Luglio: cosa succederà in futuro? Grande preoccupazione in Europa, che pensa a come poter riempire le forniture invernali.

Da oggi, Lunedì 11 Luglio, il gasdotto di Gazprom Nord Stream 1, che trasporta il gas dalla Russia fino in Germania, sarà chiuso per manutenzione, programmata già da diversi mesi dal colosso del gas russo.

Con l’interruzione -si spera temporanea- delle forniture di gas, cresce la preoccupazione dell’Europa per le forniture da conservare per il prossimo inverno. In più anche uno dei gasdotti ucraini ha lanciato lo stop a Maggio, diminuendo drasticamente le forniture dall’est.

Con un transito dal Nord Stream 1 ai minimi storici, e le sanzioni imposte dalla Russia al tratto polacco del gasdotto Yamal-Europa (che dalla Russia attraversa Bielorussia, Polonie e Germania) gli stati europei stanno cercando di diminuire la dipendenza dal gas russo e appoggiarsi ad altri fornitori.

La nazione più in allarme, al momento, è la Germania, centro dei vari gasdotti in arrivo verso l’Europa.

Stop al gas russo dall’11 Luglio: cosa può fare adesso l’Europa per non rimanere a secco?

A supporto sono intervenuti i produttori di gas Norvegesi, che hanno incrementato la produzione e l’esportazione in modo da cercare di raggiungere un’indipendenza dai combustibili fossili russi entro il 2027.

Un’altra grande fornitura arriva invece attraverso il sud Europa: in Italia passa infatti il gasdotto trans-anatolico che arriva dalla Turchia. Inoltre anche gli Stati Uniti hanno promesso grandi forniture di GNL (gas naturale liquefatto) da importare via mare.

 

È già stato considerato anche l’incremento delle forniture di energia tramite diversi altri impianti volti alla produzione di energia nucleare, rinnovabile, idroelettrica o carbone; tutto per sostenere la produzione di elettricità, che ad oggi si appoggia fin troppo alle centrali a gas.

Al momento è in corso una grande rivalutazione delle centrali a carbone e nucleari, molte destinate a chiudere a breve. L’obbiettivo è quello di prolungare la data di chiusura, almeno abbastanza da sostenere questo periodo di crisi.

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