Una continua crescita di prezzo e oscillazioni spaventose: petrolio a 380 dollari e benzina a 4 euro al litro. Sembra andare sempre peggio e, alla fine, il costo più alto va a finire sempre sulle spalle dei consumatori finali.
Il prezzo del petrolio rischia di arrivare a livelli mai visti, andando ad avere un peso enorme sulle economie importatrici e nel giro di poco tempo, mettere in ginocchio un numero sempre più alto di cittadini e le loro economie domestiche.
Al G7 di Elmau, Germania, i principali paesi industrializzati hanno alzato le sanzioni contro la Russia, sancendo l’embargo sull’oro. Si studia anche il progetto di imporre un tetto al prezzo del greggio russo, ma diversi esperti di finanza temono che questo possa ritorcersi contro i proponenti.
Perchè in effetti la Russia potrebbe reagire tagliando la sua produzione di 3 milioni di barili al giorno, e così il prezzo del Brent salirebbe a 190 dollari al barile. Se, invece, tagliasse la produzione di 5 milioni di barili al giorno, il prezzo andrebbe a 380 dollari.
Il petrolio, la vera arma di Putin
Secondo molti esperti Russia ha una solidità fiscale che le permetterebbe di abbassare la produzione fino a 5 milioni di barili al giorno senza patire conseguenze per la propria economia.
Il vero obiettivo del G7 è “Putin non deve vincere”. Se infatti accadesse, la Russia non solo andrebbe a potenziare il proprio appeal geopolitico, ma si troverebbe nella posizione di sentirsi autorizzata ad attaccare ancora qualche altro stato europeo, Moldavia in particolare.
Del resto, il Cremlino pensa che in Ucraina non possa e non si debba in alcun modo perdere, costi quel che costi: significherebbe la fine politica non appena di Vladimir Putin, ma anche della Russia in una visione come la si vede oggi, vale a dire come una potenza assoluta, a livello regionale, ma globalmente considerata determinante.
Inflazione, il vero pericolo per l’Occidente
Del resto l’Europa, dal suo conto, deve fare i conti letteralmente con l’inflazione e gli aumenti dei prezzi in genere, a partire dai carburanti. In particolare, il prezzo del petrolio si aggira intorno ai 112 dollari al barile, sotto i massimi di oltre 123 dollari toccati nei primi di giugno.
Ad oggi nulla lascia pensare a una drastica accelerata delle quotazioni. Ma la critica posizione politica non è un sostegno per gli occidentali. Un petrolio a 2-300 dollari, sarebbe una tomba per le economie europee.
Già l’inflazione mangia stipendi e risparmi. Nell’Eurozona è schizzata all’8,6% a giugno, trascinata dal +41,9% annuale dei prezzi energetici.