La crisi globale sta per mandare KO un numero importante di imprese, per cui è prevista una di fallimenti in autunno. Allarme per tutto il comparto, con ricadute in tutto il tessuto sociale: ma cosa sta accadendo davvero?
Un’ondata di fallimenti sta per cadere sul sistema imprenditoriale italiano il prossimo autunno, fin da Settembre, in realtà. Un allarme giunto dall’ufficio studi della CGIA di Mestre, ha mostrato i motivi per cui rientrando dalle ferie molte attività commerciali e produttive rischiano la chiusura e, a tappeto, il crollo economico tutti i soggetti coinvolti.
Un’ondata di fallimenti sta per cadere sul sistema imprenditoriale italiano il prossimo autunno, fin da Settembre, in realtà. Un allarme giunto dall’ufficio studi della CGIA di Mestre, ha mostrato i motivi per cui rientrando dalle ferie molte attività commerciali e produttive rischiano la chiusura e, a tappeto, il crollo economico tutti i soggetti coinvolti.
La crisi nel tessuto economico generale, il caro energia e del carburante e la crescita dell’inflazione, fino ai mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione (PA) nei riguardi dei propri fornitori: l’economia nazionale, e quella nello specifico delle imprese sembra essere al collasso.
Negli ultimi 10 anni, stando all’analisi della CGIA, dopo un tetto massimo di fallimenti, registrato nel 2014 si era avuto un percorso, se non di crescita, almeno di stand by da questo punto di vista. Fino al 2020 con 7.160 casi: a causa del lockdown, poi, 2021, dato ha iniziato a fino alle 8.498 entità.
Per molte aziende la chiusura non sarà generata dall’impossibilità di pagare i debiti, ma per crediti inesigibili, vale a dire per insolvenze in grandissima parte frutto alle inadempienze della nostra PA.
Stando alla CGIA di Mestre una delle cause all’origine della crisi che colpisce le imprese è la presenza di norme incerte, che da mesi stanno condizionando regole, piani di rilancio o l’applicazione di pacchetti aiuti come quello del Superbonus del 110%.
Una crisi globale che porta tutti i soggetti, dagli intermediari finanziari (banche, istituti finanziari) a i fruitori (imprese e famiglie) a non godere di vantaggi e benefit, come lo stop agli acquisti del credito.
Al momento ci sono circa 5 i miliardi di euro di crediti in attesa accettazione e di questi, 4 si dovrebbero riferire a delle prime cessioni o sconti in fattura. In questo senso, diverse imprese del comparto casa non sono più in grado di fare gli sconti in fattura. Si tratta di professionisti edili, dipintori, e ancora installatori impianti, falegnami, per fare degli esempi.
E con crediti fiscali già acquisiti e non cedibili, che in diverse situazioni sono pari a centinaia di migliaia di euro per singola azienda, molte imprese si trovano in crisi di liquidità e sul punto di chiudere le saracinesche e i cantieri, non essendo più in grado di pagare i fornitori.
I settori a rischio sono il commercio e l’edilizia che hanno riscontrato 722 e 577 chiusure. Il tutto, con delle evidenti ripercussioni anche per coloro i quali si trovano a dipendere da situazioni lavorative vincolate alla sopravvivenza di queste imprese.
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