L’introduzione del salario minimo non comporterebbe solo vantaggi: ecco i punti a sfavore dell’eventuale provvedimento
Una delle questioni più discusse nell’ultimo periodo in Italia è quello delle difficoltà nel reperire personale, a causa spesso dei salari troppo bassi o del famoso Reddito di Cittadinanza che non invoglia la ricerca di un impiego e spinge i percettori ad accontentarsi della quota gratuita. Anche in Svizzera però la situazione sui salari non è molto migliore.
Noi spesso osanniamo questo Paese per lo stile di vita, ma andando ad analizzare nel dettaglio, come ha fatto PostFinance, anche nella Confederazione Elvetica non esiste un salario minimo nazionale. Comunque da loro esiste per determinate professioni un salario minimo regolato da un contratto collettivo di lavoro (Ccl) che varia a seconda dei diversi cantoni. Nonostante ciò, solo l’1,7 dei 5 milioni di lavoratori svizzeri sono coperti da un Ccl con salari minimi.
Salario minimo, tutti gli svantaggi
In Svizzera l’introduzione del primo salario minimo risale nel 2017 nel cantone di Neuchatel (3.400 Chf al mese). Ora c’è una situazione simile a Ginevra e Basilea, ma in altri cantoni come Berna o San Gallo sono state respinte le iniziative per questo tipo di provvedimento, che spesso assumono addirittura carattere comunale.
I vantaggi del salario minimo sono chiari, ma PostFinance elenca anche alcuni criteri che sfavoriscono tale scelta. Innanzitutto le piccole aziende gastronomiche e agricole potrebbero essere messe in crisi con degli stipendi minimi. Mettere lo stesso salario minimo in tutto il territorio causerebbe degli squilibri a cause dei diversi costi della vita. In questo modo poi le occupazioni a retribuzione oraria non attrarrebbero più. Infine l’aumento degli stipendi si riverserebbe sui prezzi dei consumatori finali del prodotto.