L’inflazione travolge le pensioni, così il Governo corre ai ripari

La situazione attuale ha provocato un’inflazione che ha travolto le pensioni. Ecco come il governo intende correre ai ripari

L’aumento dei prezzi vertiginoso che ha investito il carburante, le materie prime e l’energia, ha prodotto una situazione inflazionistica preoccupante. Ovviamente, tutto ciò si è riversato su quella che è la situazione delle pensioni in Italia, sempre più complessa.

Ansa / Matteo Corner

Le pensioni, infatti, devono essere protette dall’aumento dell’inflazione e lo Stato fa in modo che queste siano sempre adeguate al momento socioeconomico in corso. Dunque, si attende una grande sfida per il governo attuale, che dovrà contrastare i problemi legati al sistema pensionistico.

Inflazione e pensione. La situazione

L’importo delle pensioni in Italia dipende anche dalla situazione economica in cui attualmente versa il nostro Paese. Con una maggiore inflazione, infatti, diminuisce il potere d’acquisto dei pensionati e, quindi, lo Stato interviene in modo da proteggere le pensioni.

Per questo il governo è intenzionato ad assorbire un’inflazione che, secondo il documento di Economia e Finanza potrebbe arrivare al 5,8%, o al 7,3% per le stime Istat. L’esecutivo disporrà quindi un aggravio di 20 miliardi di euro, in modo da proteggere il potere d’acquisto di coloro che ricevono le pensioni.

Nel corso del 2023, lo Stato potrebbe pagare l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione circa 9 miliardi in più, i quali potrebbero arrivare a 16 miliardi nel 2024 e 20.6 nel 2026, nel caso non dovesse esserci una frenata dei prezzi al consumo.

(ANSA/ETTORE FERRARI)

Secondo Pasquale Tridico, presidente Inps, possono essere prese in considerazione tre possibili riforme. La prima riguarda un sistema di pensionamento che prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 64 anni con almeno 35 anni di contributi. Una riforma che costerebbe alle casse dello Stato circa 6 miliardi di euro durante il primo triennio della sua entrata in vigore.

La seconda riforma, invece riguarda Quota 41. In questo caso sarebbe previsto il pensionamento dopo 41 anni di contributi a prescindere dall’età del lavoratore. Il costo della riforma, in questo caso, si aggirerebbe attorno a 18 miliardi di euro per i primi tre anni.

L’ultima riforma proposta da Tridico è quella che prevede il pensionamento a 63 anni e con almeno 20 anni di contributi. Il pagamento sarebbe erogato in due fasi, ovvero, calcolato con la quota contributiva a 63 anni e con quella retributiva a 67 anni.

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