Le spese degli italiani stanno mantenendo alti i consumi, ma questa situazione non durerà in eterno. La possibilità di tornare a consumare dopo la pandemia ha portato a spese non necessarie di cui presto ci pentiremo.
A intervenire sull’argomento dei prezzi aumentati a causa della guerra in Ucraina è Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e Acc. Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori). Senza mezzi termini, Pedroni parla di una situazione molto più complessa e critica di quella che vediamo.
Non si può capire quanto sia davvero profondo l’abisso finché non ci si cade dentro. Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia, è finito dentro quell’abisso dal momento dello scoppio della guerra e ci informa di quanto sia davvero grave la situazione. L’abisso in questione è il problema dell’aumento dei prezzi al supermercato, conseguenza diretta dell’aumento dei costi energetici causati dallo scoppio del conflitto e le sue successive conseguenze. Pedroni, tuttavia, vuole sottolineare come gli effetti a cui assistiamo adesso sono solo gli inizi di quello che verrà.
Cambiamenti come quelli innescati dalla guerra in Ucraina impiegano tempo per manifestarsi nella loro interezza. Secondo Marco Pedroni quelli che stiamo vivendo adesso non sono ancora i veri effetti collaterali del conflitto sull’economia, né per quanto riguarda i prezzi dei prodotti ai supermercati, né per quanto riguarda la crescita economica. Attualmente la crescita economica sta resistendo per un effetto di rimbazo dai due anni di pandemia. Gli italiani hanno voglia di spendere e consumare nonostante la situazione proibitiva, proprio per quelle rinunce che hanno dovuto sopportare nei due anni passati. Questo sta permettendo ai consumi di rimanere alti e alla crescita economica di restare positiva, anche se sotto le stime dell’anno scorso.
La domanda da porsi è dunque cosa accadrà una volta che i consumatori, accortisi del problema economico personale, smetteranno di acquistare beni e servizi. Secondo Marco Pedroni la stima di crescita al 2% nel 2023 è fin troppo ottimistica. Il mercato deve ancora scontrarsi con gli effetti a lungo termine di questa crisi e la situazione non si stabilizzerà tanto presto. Anche se il conflitto in Ucraina dovesse risolversi domani, spiega ancora Pedroni, i problemi che questa ha causato rimarrebbero per diverso tempo, forse anni.