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Carburanti, il Governo dice di aiutarci. Ma ci sono 32 centesimi al litro di troppo

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Riccardo Magliano

Continua il rincaro dei prezzi del carburante. Con la benzina e diesel a 2,50€ al litro il costo della vita cambierà di molto

Non si arresta il rincaro dei carburanti nel nostro Paese. Da giorni, infatti, il prezzo di diesel e benzina è ampiamente oltre i 2€ al litro. Una situazione disastrosa se si pensa al fatto che il governo, ad inizio anno, aveva deciso di intervenire effettuando un taglio delle accise pari a 30cent al litro.

Se già stavamo pagando le terribili conseguenze economiche della pandemia, a peggiorare ancora la situazione è stata la guerra in Ucraina scatenata dalla Russia. Sono seguite, infatti, speculazioni e rincari che hanno fatto schizzare il prezzo del carburante, sempre più vicino ai 2,50€ al litro. Ecco, quindi, come aumenterà il costo della vita.

Aumenta ancora il prezzo di benzina e diesel. Il costo medio nazionale del verde in modalità self (oramai scelta scontata degli automobilisti) si è attestato a 2.069€ al litro. Oltre la soglia dei 2€, da oggi, c’è anche il diesel, con una media nazionale salito a 2,006€ al litro contro l’1,994€ di ieri. Se si pensa al fatto che, attualmente, è ancora in vigore la proroga del governo riguardo il taglio di 30 cent delle accise sui carburanti, fare il calcolo è fin troppo semplice. Con l’eliminazione del taglio delle accise, infatti, il prezzo del carburante potrebbe arrivare presto a 2,50€ al litro. Il taglio delle accise “è stato letteralmente bruciato”, sono queste le parole da parte della federazione dei gestori degli impianti di carburanti che, secondo quanto riportato da Today.it, sta provocando una “situazione del tutto fuori controllo”.

Ad aumentare, oltre ai carburanti, anche le materie prime e l’energia, strettamente collegate all’andamento del prezzo di benzina e diesel. Dunque, seguiranno maggior costi per i consumi, con decisivi aumenti di alcuni prodotti fondamentali, come farina, pasta, olio, zucchero, ecc. I guadagni sono tutti per chi lavora il greggio e lo trasforma in carburante. Secondo i dati in possesso dal The Economist, infatti, i margini sono passati da cica 10 dollari al barile a circa 60, solo negli ultimi due anni. A quanto pare, l’aumento è dovuto alla minore esportazione da parte di Cina, Stati Uniti e Russia (quest’ultima vittima dell’embargo).

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