La guerra del gas sta lentamente mettendo in ginocchio tutti i paesi d’Europa. Putin ha cominciato a chiudere i rubinetti del gas e anche in Italia ci prepariamo a un piano B.
La guerra a distanza tra Putin e l’Europa si combatte utilizzando le armi delle manovre economiche. Con le sanzioni di tutto l’occidente a bersagliare l’economia russa, Putin decide di colpire dove fa più male e chiude le esportazioni di gas.
Se prima di oggi l’aumento del prezzo del gas era dato dalle problematicità logistiche, adesso aumenterà semplicemente perché non ce n’è più abbastanza. Per controbattere alle pesanti sanzioni europee, il leader del Cremlino ha deciso di chiudere progressivamente i rubinetti del gas che esporta in Europa. Molti paesi europei, dipendenti quasi totalmente dalla Russia per gli approvigionamenti di gas naturale, dovranno trovare metodi alternativi per procurarsi l’energia.
In Italia il Governo Draghi sta da tempo trattando con alcuni paesi per la possibilità di acquistare gas naturale. Se il Cremlino dovesse decidere di chiudere del tutto le forniture di gas all’Italia si dovrebbe passare a una misura d’emergenza. Le misure di emergenza in questo caso, e le istituzioni le stanno vagliando, sarebbe la riapertura delle centrali a carbone ancora funzionanti. Sebbene a malincuore dovremo tornare a procurarci energia elettrica sfruttando il carbone, in modo tale da risparmiare 5 miliardi di metri cubi di gas al giorno, oggi usati per produrre energia elettrica. Oltre a questo dovrebbe arrivare anche un piano di razionalizzazione delle risorse. Nella fattispecie dei tagli mirati all’energia elettrica, bloccando a tempo indefinito contratti di fornitura energetica ritenuti “interrompibili”.
Con “interrompibili” non si intende contratti non ritenuti essenziali, ma quelli che hanno richiesto un prezzo più basso in cambio della possibilità che venga tolta la corrente in caso di necessità. La manovra di Putin, tuttavia, non impensierisce l’esecutivo. Mario Draghi stesso ha dichiarato che ieri in Italia sono arrivati 196 milioni di metri cubi di gas a fronte di una domanda di 155 milioni. Questo grazie alle forniture arrivate da Algeria e Azerbaijan, con cui l’Italia ha stretto rapporti commerciali. Questo significa che anche se Putin chiudesse domani i rifornimenti di gas, non comprometterebbe troppo il sistema energetico in Europa, ma neanche in Italia.