Gazprom ha deciso di continuare a dimezzare le forniture di gas all’Europa e scatta subito l’allarme anche in Italia.
La crisi energetica rischia di mette in ginocchio la nostra penisola, che da anni dipende pesantemente dal gas del Cremlino. Nelle ultime settimane i tagli sono aumentati sempre più e se Gazprom chiudesse il rubinetto l’Italia sarebbe costretta a dichiarare l’allarme.
Il problema è che metà della produzione elettrica viene dal gas, per cui la crisi della prima è legata a quella della seconda. Meno in pericolo i vicini europei: in Germania l’energia elettrica prodotta da gas è il 14% del totale, mentre in Francia un misero 6%.
Le energie rinnovabili negli ultimi anni sono sempre più utilizzate, soffrono tuttavia gli impianti idroelettrici in particolare, a causa della siccità che già sta gravemente colpendo il nord Italia.
Il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha spiegato che entro la prossima settimana l’esecutivo deciderà se procedere con lo scatto all’allarme, previsto dal piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale.
Manca poco all’allarme: la siccità peggiora il tutto e ci si rivolge a fonti più inquinanti
Se l’allarme arriva, verranno istituite misure eccezionali per diminuire il più possibile i consumi e al tempo stesso investire sulla produzione nazionale. Le precauzioni prese dall’inizio del conflitto russo-ucraino non sono bastate, perché la nostra produzione di energia elettrica è troppo dipendente dal gas e ciò ci rende i più vulnerabili in Europa.
A Marzo la quota di elettricità prodotta da gas è salita ad uno strabiliante 60% contro la media europea del 20%, mentre quella prodotta da fonti rinnovabili è scesa al 39% contro la media Ue del 42%. Colpa appunto delle scarse precipitazioni di questo inverno e primavera.
Nonostante la spinta verso le fonti sostenibili, in Europa si sta registrando un calo generale della produzione, oggi sostenuta da fonti fossili, in particolare il carbone, il combustibile più inquinante.