Il conflitto Russia-Ucraina continua e con esso la crisi energetica che sta colpendo tutta Europa. Il Governo pensa al peggio e non ha alternative alle misure drastiche.
Il gas russo continua ad arrivare, sempre meno ogni giorno che passa. L’Eni, che si occupa di distribuire il gas gestito dall’azienda russa Gazprom, richiede giornalmente circa 63 milioni di metri cubi di materia prima da distribuire in tutta Italia.
A fronte della richiesta, Gazprom ha annunciato che fornirà soltanto il 50% di quando richiesto. In questa prima metà di Giugno il quantitativo di gas importato è sceso del 25% rispetto al 2021 e del 39% rispetto al 2019. Dati che fanno preoccupare, dato che anche nelle ultime settimane l’immissione è sempre in calo.
Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha affermato che la riduzione del flusso è dovuta a problemi di manutenzione, ma Draghi non ci crede: “Sia la Germania che noi, e altri, crediamo che queste siano bugie. In realtà, stanno facendo un uso politico del gas“, ha affermato durante una conferenza stampa a Kiev.
L’unica strada è quella della rinuncia: il Governo è già pronto allo stop della Gazprom
Si cerca intanto di fare scorte per l’inverno, ma sull’obbiettivo del 90% lo stoccaggio si trova ancora al 54%. Per questo si cercano strade alternative per diminuire ad ogni costo i consumi di gas, anche in previsione di un blocco totale delle forniture russe.
Il prossimo inverno potrebbe essere l’ennesimo tempestato di ferree regole e limitazioni, con un tetto massimo di temperatura imposto sugli impianti di riscaldamento e un coprifuoco sull’accensione degli stessi, con orari limitati e prestabiliti.
Previste limitazioni non solo sul gas ma anche sulla corrente elettrica, e si pensa già a limitare l’illuminazione pubblica sulle strade cittadine e sulle extraurbane. Punto importantissimo sarà la rivalutazione dell’energia elettrica e l’aumento della sua produzione anche riaprendo le centrali a carbone.