Ai problemi economici del momento si aggiungono quelli climatici. Le poche piogge di quest’anno stanno mettendo a dura prova la resistenza dei nostri fiumi. Presto rischieremo il razionamento dell’acqua.
Uno dei primi indicatori in Italia che qualcosa non va’ con le acque dolci è il livello del fiume Po’. Il fiume più grande d’Italia ha registrato nel 2022 il suo livello di acqua più basso degli ultimi 70 anni. Questo fa lanciare l’allarme sulla situazione dell’acqua in Italia.
I problemi del cambiamento climatico degli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti. Il periodo di siccità che sta colpendo l’Italia, ha infierito pesantemente sulla presenza delle masse d’acqua. In concomitanza con la giornata mondiale ONU per la lotta alla desertificazione, che care il 17 giugno, Coldiretti lancia l’allarme.
Dall’irrigazione all’acqua corrente nelle case, dall’acqua potabile a quella per lavarsi, l’acqua permea ogni angolo della nostra vita. Molto più di tante altre materie prime, è l’acqua e il suo utilizzo a permetterci di avere la vita che abbiamo. La mancanza di acqua, quindi, rappresenta un problema non indifferente, soprattuto considerando che il prosciugamento delle fonti è un processo lento e costante. I cambiamenti climatici degli ultimi anni hanno fatto si che in molte regioni d’Italia non piova da molto tempo, in alcuni casi si arriva a 4 mesi senza alcuna precipitazione. Una situazione senza dubbio anomala e su cui occorre fare attenzione. Le regioni del nord Italia in particolare sono tra le più colpite dalla siccità. Il lento prosciugarsi del Po’ sta arrecando dei gravi danni all’agricoltura, tanto da costringere il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, a chiamare lo stato d’emergenza, e quello del Piemonte, Cirio, a chiamare la lo stato di calamità naturale per l’agricoltura.
Secondo le stime di Coldiretti l’abbassamento del livello d’acqua del Po’ ha messo a rischio il 30% delle coltivazioni su tutta l’area del bacine del fiume. Quest’anno i raccolti agricoli di quell’area si sono abbassati del 15%. In particolare sono in difficoltà le piantaioni di mais, girasole e altri cereali. Questo va ad intaccare pesantemente anche sul lato economico, visto che per quello che sta succedendo in Ucraina i cereali sono già merce rara.