Ci sono oltre 100mila posti di lavoro liberi eppure nessuno vuole occuparli. La crisi occupazionale in Italia cresce sempre di più giorno dopo giorno
In Italia ci sono 100mila posti di lavoro ben pagati ma nessuno vuole occuparli. Nel nostro Paese si sta vivendo un paradosso incredibile che sta bloccando la crescita dell’economia.
Molte aziende chiedono di assumere nuovo personale ma non riescono ad assumere perchè nessuno vuole più lavorare. Il Reddito di Cittadinanza sta costando quasi 7 miliardi di euro alle casse dello Stato e non ha risolto il problema occupazionale. Molti precettori del sussidio preferiscono stare sul divano aspettando l’indennità mensile anzichè trovare un lavoro. La causa principale della crisi occupazionale è qui. A peggiorare la situazione è anche la burocrazia dei centri per l’impiego ormai sempre più ingolfati di domande che non riusciranno mai a smaltire con la conseguenza che chi riceve il Reddito di Cittadinanza non ha mai un’offerta concreta di lavoro.
Crisi occupazionale in Italia: le cause
Oltre al Reddito di Cittadinanza le azienda fanno fatica ad assumere perchè c’è anche una carenza di profili idonei e qualificati per svolgere una mansione specifica. La scarsa qualità della manodopera è un altro motivo della poca occupazione. La mancanza di nuovo personale si fa sentire anche nel settore pubblico dove i concorsi sono diventati un flop. Il dipendente pubblico italiano ha un’età media di 50 anni, tra le più alte dell’Unione Europea.
La Pubblica amministrazione entro il 2028 dovrà necessariamente assumere nuovo personale. Tra pensionamenti vari andranno via 500mila dipendenti ed il ministro Brunetta conta di assumere in totale 1,3 milioni di lavoratori nei prossimi sei anni. Una media annuale di 200mila lavoratori che dovrebbe portare anche ad un drastico abbassamento dell’età media.
Perché non si assume nel settore pubblico?
Lo sblocco del turnover iniziato dal 2019 non ha portato i frutti sperati. Tra i motivi della crisi occupazionale nel settore pubblico ci sono le modalità di reclutamento dei candidati.
Su 55 grandi concorsi indetti tra il 2019 e il 2021 ben 30 si sono conclusi e 25 sono ancora in corso. Dei 103 mila posti messi a bando, appena 14mila sono stati assegnati mentre sono ancora 88mila i posti di lavoro ancora vacanti. Un problema di non poco conto che rischia di paralizzare lo Stato.