Se sei beneficiario del reddito di cittadinanza e non accetti uno dei lavori che vengono proposti c’è una pena da pagare. Tuttavia questo accade raramente. Ecco perché.
La minaccia del Governo di decurtare il reddito di cittadinanza in caso di rifiuto di un lavoro proposto è rimasta tale. Dall’INPS affermano che solo poche delle decurtazioni sono andare a buon fine.
La stretta sul reddito di cittadinanza di inizio anno con cui il Governo voleva rendere più efficace il reddito di cittadinanza come supporto alla ricerca del lavoro si è rivelata inefficace. L’INPS ha comunicato che il decurtamento simbolico di 5 euro per quei beneficiari che non accettano le proposte di lavoro sono state applicate solo in casi rari. Perché succede questo? Difficile pensare che il Govero intendesse fare una minaccia a vuoto, quindi la risposta deve essere cercata altrove.
La realtù è che delle decurtazioni mirate sono molto complesse da mettere in atto, visto come funziona l’organizzazione tra Governo e centri per l’impiego sull’argomento. Sulla carta il sistema vorrebbe che una volta che il beneficiario riceve un’offerta di lavoro dal centro per l’impiego e non la accetta, a partire dal mese successivo la sua ricarica del reddito di cittadinanza subisce una decurtazione di 5 euro al mese. Tuttavia le notizie di questi rifiuti raramente raggiungono l’INPS. Questo perché le offerte che i beneficiari ricevono e i loro conseguenti rifiuti non vengono tracciati. Anche se lo fossero, il sistema decetralizzato fa si che i centri per l’impiego impieghino molto tempo a far arrivare i dati dei beneficiari agli uffici della Regione di riferimento. I vari uffici poi devono raccogliere i dati e mandarli all’INPS, e questo impiega altro tempo. Si parla di mesi di attesa per ogni regione, mesi in cui, intanto, i beneficiari continuano a godere della ricarica massima del reddito di cittadinanza.
Il problema della decentralizzazione degli uffici e la lentezza della comunicazione dei dati sta rendendo inutile la misura di controllo prevista dal Governo. Questa si sta rapidamente trasformando in una minaccia vuota. La decurtazione di 5 euro al mese sul reddito di cittadinanza per chi rifiuta il lavoro doveva partira già da gennaio 2022, ma fino a ora sono stati pochissime le applicazione. Questo va a vantaggio, ovviamente, dei “furbetti” del reddito, che possono permettersi di rimanere a casa eludendo gli obblighi della misura.