C’è una suggestiva ipotesi, in qualche modo una strategia, che potrebbe portare i lavoratori a considerare la pensione anticipata un’opportunità funzionale in termini di miglioramento di vita e di impatto economico. Di che cosa stiamo parlando? E’ presto detto.
Di questi tempi è facile trovarsi in situazioni in cui le aziende presso cui si lavora siano in crisi, in difficoltà, con tutti i rischi per i nostri stipendi. A volte questo può trasformarsi in un vero e proprio vantaggio, in funzione almeno della nostra pensione. In che modo? Andiamo a vederlo.
Quello di cui stiamo parlando è la pensione anticipata: giunge infatti l’ammortizzatore pensionistico per le imprese in crisi. Di che cosa si tratta? Proprio di quello che sembra. Vale a dire la pensione anticipata per le aziende in difficoltà.
Si tratta di un vero e proprio sistema di ammortizzatore pensionistico concepito dalla Legge di Bilancio 2022 per gli anni dal 2022 al 2024, a supporto delle imprese di medie e piccole dimensioni che si stiano trovando ad oggi in uno stallo di crisi e che dunque abbiano intenzione (o ci siano già riuscire) di trovare un accordo con i sindacati per le uscite anticipate in termini di pensione, appunto.
In pratica quello a cui stiamo accennando è un sistema di pensione anticipata che si va a sommare a quella regolamentata già dai meccanismi in vigore allo stato attuale delle cose.
La Legge di bilancio ha messo in previsione una copertura di 150 milioni per il 2022 e di 200 milioni per ogni anno nel 2023 e 2024, che dovranno essere utili per la copertura dell’assegno provvisorio in attesa della pensione vera e propria. Si ipotizza che vi accederanno dai 10mila ai 20mila lavoratori.
L’assegno temporaneo di 3 anni andrà a precedere la pensione che verrà poi riconosciuta per tutti i lavoratori che ne hanno i requisiti di età e contributi.
Quello che emerge è che, in poche parole, questo nuovo ‘istituto’ di pre-pensione possa rappresentare non solo un deterrente all’insostenibilità finanziaria da parte delle imprese presso le quali il lavoratore è assunto per ciò che riguarda la continuità contributiva e retributiva, ma anche un supporto ai lavoratori stessi, quasi un sollecito all’esodo pensionistico, favorito da questa misura tampone triennale.
La categoria dei beneficiari è rappresentata da imprese che hanno dai 15 ai 250 dipendenti, con fatturato annuo non superiore ai 50 milioni di euro, che abbiano manifestato un calo dei ricavi del 30% nei 12 mesi precedenti rispetto alla media del fatturato dell’anno 2019.
L’altro requisito di riferimento è la firma di un accordo sindacale che implica pre-pensionamenti su base volontaria e in questo senso accettate dai lavoratori in forma scritta.
Ma che cosa è l’assegno provvisorio e chi ne ha diritto, in poche parole? Nella sintesi, possiamo dire che è una indennità mensile pagata per non più di tre anni, comprensiva della Naspi, riconosciuta ai lavoratori che abbiano i requisiti.
Per appunto, ne hanno diritto quelli che raggiungeranno entro il 31 dicembre 2024 l’età della pensione di vecchiaia, vale a dire 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi, o l’età per la pensione anticipata vale a dire almeno 62 anni di età e 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
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