La guerra tra Russia e Ucraina continua a peggiorare la situazione economica internazionale. La crisi del grano continua a colpire, specialmente in Italia e il peggio deve ancora arrivare.
I combattimenti tra russi e ucraini nel Dombass sono ormai solo una parte del più amplio conflitto. La guerra si sta combattendo con l’economia e il disturbo degli avversari. Adesso a preoccupare è il grano.
Non a caso è stata ribattezzata “guerra del grano”, giusto per sottolineare come il cereale più utilizzato al mondo sia centrale nella guerra in corso. Ucraina e Russia sono da decenni i maggiori esportatori al mondo di grano, mais e altri cereali. L’esportazione di questi prodotti è talmente massiccia che alcuni paesi nel mondo, in particolare in Africa, sono totalmente dipendenti dagli approvigionamenti di Kiev e Mosca. Questo per contestualizzare quanto importante e potenzialmente letale sia stata la decisione del Cremlino di appropriarsi di molto del grano di produzione ucraina e bloccarne l’esportazione. Di fatto, ricattando una cinquantina e passa di Stati.
In Italia i problemi con il grano esistevano già da prima. Al momento dello scoppio del conflitto l’Italia era già un paese economicamente molto vulnerabile. La produzione di cereali nostrana non stava andando particolarmente bene a causa della pandemia e della siccità che aveva inficiato molto la capacità dei raccolti. A questo si sono aggiunti i problemi legati all’energia elettrica, a causa dei quali molte aziende agricole hanno dovuto calare la produzione o interromperla direttamente. Alcune sono fallite. Un altro problema colletago alla guerra è la crisi del settore dei trasporti, che ha ulteriormente complicato le importazioni di grano dall’estero.
La situazione era già molto complicata prima dell’intervento russo contro il grano ucraino, a causa dell’aumento dei costi di importazione e l’intervento di Mosca è stato solo il colpo di grazia. L’economia mondiale sta virando, e in gran parte ha già virato, verso l’economia di guerra, con molte banche che stanno scommettendo sull’aumento dei prezzi del grano, dei cereali e dell’energia. Queste speculazioni finanziarie hanno un impatto notevole sul mercato. Le scorte di cereali di molti stati cominciano a scarseggiare. In autunno potremmo già cominciare a pensare al razionamento.