Ritorna l’incubo pensioni e le prospettive non sono delle migliori per il 2023: si ritornerà alla legge Fornero o a tagli sugli assegni fino al 18%. Ecco cosa sta succedendo.
A Gennaio 2022 Quota 102 ha sostituito, in merito alle linee guida pensionistiche, la vecchia Quota 100, mantenendone però le stesse caratteristiche. A fine anno scadrà anche questa e il Governo non ha ancora pensato ad una soluzione alternativa.
Ciò significa che si rischia di tornare a basarsi sulla riforma delle pensioni del 2011 varata all’epoca dall’ex ministro del lavoro Elsa Fornero. L’altra alternativa è un taglio alle cifre degli assegni previdenziali dal 10 al 18%.
Con l’attuale Quota 102 è possibile andare in pensione a 64 anni se sono stati versati 38 anni di contributi. Manca poco allo scadere della riforma, che sarà in vigore soltanto per altri 7 mesi. A rischi dunque tutti quei lavoratori che potranno andare in pensione nel 2023.
I sindacati stanno cercando di spingere il Governo a trovare una soluzione nel più breve tempo possibile; si era pensato ad una mini-riforma ma la proposta è rimasta totalmente in stallo, dato che l’esecutivo sta al momento concentrando l’attenzione sulla crisi economica, del gas e del petrolio dovute alla guerra ucraina.
Una delle soluzioni possibili sarebbe uniformare tutti consentendo la pensione a 64 anni con 20 anni di contributi INPS pagati. Ciò comporterebbe un ricalcolo degli assegni e, per i lavoratori a metodo misto -coloro che al 31 Dicembre 1995 avevano versato meno di 18 anni di contributi- si tratta di una diminuzione tra il 10 e il 18% della quota.
Le proposte sono diverse: i sindacati chiedono la pensione a 62 anni di età in base alla quota contributiva; la Lega propone Quota 41, ovvero niente limite di età anagrafica ma la pensione si ottiene dopo aver versato almeno 41 anni di contributi.
Forza Italia invece vorrebbe continuare sulla scia della Quota 102 con la Quota 104, che mantiene la proporzione di età anagrafica e anzianità contributiva. Al momento il Governo non ha ancora deciso, dato che è già stato ipotizzato che la spesa pensionistica graverà di un ulteriore 7% in più sulle casse statali.
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