Il più tradizionale dei progetti di vita, farsi una famiglia e avere dei figli, sempre più al giorno d’oggi si scontra con la realtà esosa di un costo di vita decisamente elevato: a partire proprio dal mantenimento di un figlio. Ecco quanto costa.
Mantenere un figlio, in Italia, come ovunque, ha un costo: e, secondo alcune particolari analisi, questo costo ammonterebbe a 640 euro al mese. Da dove vengono fuori queste stime? Andiamo a valutare il tutto.
Se si parla sempre di più, in Italia del famigerato allarme natalità, ci sarà un motivo. La crescente difficoltà finanziaria che il popolo del Bel Paese si trova a vivere, specie in un contesto che, tra pandemia, rincari, guerra in Ucraina e aumento dei costi vivi più tradizionali che ci siano (grano, carburanti, e non solo), spinge sempre più persone, in Italia, a rinunciare al sogno di costruirsi una famiglia.
Un enorme problema che fa addirittura temere per il futuro dell’Italia: che potrebbe andare incontro ad un progressivo invecchiamento della popolazione se questa realtà dovesse continuare, senza un adeguato ricambio generazionale. Ma nel concreto, la decrescita in termini di ‘popolazione’, in Italia, ha delle cifre di riferimento molto rilevanti.
Stiamo parlando del costo di ‘mantenimento’ che ogni figlio rappresenta per le tasche di italiane e italiani alle prese con il desiderio più classico che ci sia, ovvero sia diventare genitori. Ecco cosa è venuto fuori.
Ad influenza molte coppie nel fare i figli, ci sono dunque i costi per mantenerli. Bankitalia, nelle Considerazioni finali già nel 2021 calcolava che nel periodo 2017-2020, i nuclei familiari formati da due adulti e uno o più figli minori hanno dovuto spendere in media poco più di 640 euro al mese per il mantenimento di ogni figlio.
Quanto costa mantenere un figlio in Italia
Cifre che corrispondono, grosso modo, ad un quarto della spesa media di una famiglia italiana. Mantenere un figlio, dunque, stando alle stime della Banca d’Italia avrebbe un peso parecchio pesante sulle tasche: gli acquisti di beni e servizi destinati esclusivamente ai figli, come gli alimenti per neonati e le rette scolastiche, aggiunte a una stima dei consumi di natura familiare come le spese per l’abitazione e per i trasporti porterebbe il bonus di una famiglia media italiana a rischiare di esaurirsi mese dopo mese.
Quasi il 60% della spesa, afferma Bankitalia, è infatti destinato nelle famiglie a soddisfare bisogni primari (alimentari, vestiario e spese per la casa, istruzione e salute). Ci sarebbero dunque parecchi freni alla natalità anche alla luce di molte situazioni di precarietà lavorativa.
Una situazione, questa, che peraltro spacca anche in modo netto l’Italia in tronconi. Nel Mezzogiorno la spesa per figlio è per certi versi inferiore rispetto al Centro Nord, ma l’incidenza sulla spesa media delle famiglie è simile nelle macroaree in ragione della maggior difficoltà a trovare, mantenere o accedere ad un lavoro stabile e sufficientemente remunerativo al sud, rispetto al nord.
Costi mantenimento figli: le stime di Bankitalia
Bankitalia sottolinea peraltro come dallo scorso marzo è partita l’erogazione dell’assegno unico e universale (AUU) come misura di sostegno economico ai nuclei con figli. L’ammontare massimo dell’AUU, secondo le valutazioni di partenza, dovrebbe essere sufficiente a sostenere circa un terzo e la metà delle spese necessarie alle famiglie per mantenere un minore.
E’ evidente che si tratta di stime molto approssimative. Secondo una recente valutazone dell’Inps, sono 8.091.275 i figli per i quali è stato richiesto all’istituto di previdenza l’assegno, corrispondenti a 5.049.157 domande inoltrate al 30 maggio. La media di figli per domanda è di 1,6. Questi numeri indicano però solo come la platea dei beneficiari sia estesa, non che la maggior parte di loro abbia sul serio trovato totale sostegno quanto alle spese di mantenimento di un figlio.
Se non venissero, nel tempo, introdotte delle misure corpose per favorire la natalità, sulla base di proiezioni statistiche e non solo pare che nel 2050 l’Italia possa avere 5 milioni di abitanti in meno. A dirlo, ad esempio, è stato il presidente dell’Istat Gian Carlo Blandiardo agli Stati generali della natalità.
Dunque, non uno qualsiasi. E sulla scia dei raccolti dall’istituto, nel 2050 solo poco più di una persona su due sarebbe in età da lavoro, con un 52% di soggetti tra i 20 e i 66 anni che dovrebbero provvedere sia alla cura e alla formazione delle persone sotto i venti anni (16%), sia alla produzione di sostanziali risorse per il sostegno e l’assistenza ai pensionati (32%). Il tutto in un contesto nel quale le nascite annue potrebbero ridursi nel 2050 a 298 mila unità.