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Guerra, perchè economicamente l’Italia è il Paese più colpito

Published by
Riccardo Magliano

La guerra in Ucraina continua ormai da mesi e le conseguenze si fanno sempre più sentire. In Italia, soprattutto, l’effetto valanga sull’economia mondiale del conflitto si fa sentire con particolare forza. 

La Guerra in Ucraina sta cominciando ad avere un impatto forte anche sull’economia italiana e di conseguenza sulla nostra vita di tutti i giorni. L’impatto nasce ovviamente dalle sanzioni sempre più ingenti che l’Occidente sta imponendo a Vladimir Putin. In primis tutto questo porta all’aumento dell’energia, con un’impennata del costo del gas naturale e dell’elettricità. C’è poi la questione che riguarda i mercati finanziari e la grande incertezza che regna nel commercio.

Ovviamente tutte queste situazioni si traducono in rincari e aumenti delle bollette per le famiglie, che si stimano quasi raddoppiate rispetto al 2021. Nel migliore degli scenari ipotizzati dalla Banca d’Italia il paese per l’1,7 del Prodotto interno lordo rispetto alle previsioni precedenti al conflitto, ma si potrebbe arrivare anche oltre il 5. Ciò significa in parole povere che ogni italiano avrà ritorsioni fra i 500 e il 1.500 euro, quindi anche oltre 3.000 euro per alcune famiglie. Si tratta di un prezzo che stiamo già pagando oggi con spesa e benzina. La soluzione peggiore è quella attualmente più probabile, e prevede l’interruzione dei flussi di gas russo solo in parte compensata da altre fonti.

I prezzi delle materia prime importate da mosca oscillano senza sosta e questi sbalzi sono la cosa peggiore secondo l’economista Carlo Andrea Bollino. Egli sostiene: “Se il prezzo della benzina e del gas vanno su e giù, le imprese non riescono a fare i conti e non facendo i conti, cosa fanno? Tirano i remi in barca. Cioè non producono più, non accettano ordini e prima o poi licenziano i lavoratori”. La cosa più importante, secondo l’economista, sono le forniture di energia per le nostre imprese che devono produrre auto, ferro, acciaio ecc. Ma la maggior parte degli sperti analizza che le sanzioni sono ora l’unico mezzo non violento per fare pressioni sulla Russia e per negoziare la pace.

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