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Economia

In Pensione, perchè lo Stato vuole 331.000 euro di contributi

Published by
Daniele Silvestri

Il percorso per arrivare alla pensione, tra variazioni di legge e obblighi, contributi e imposizioni è sempre più tortuoso. Scopriamo ad esempio perché lo Stato vuole 331.000 euro di contributi e questo cosa implica per i cittadini.

Andare in pensione è sempre più una grande ambizione, per non dire un sogno in certi casi. Molte sono le posizioni lavorative e le carriere professionali che, pur essendo a un passo dalla meta, si vedono procrastinare l’obiettivo per svariate variabili, imposizioni di legge, necessità di contributi.

pensione / Fonte: Pexels

Andiamo a studiare un caso specifico, quello che parla di un tema divenuto caro agli addetti ai lavori, relativo agli ormai noti 331 mila euro di contributi richiesti dallo Stato. Andiamo a vedere di cosa parliamo.

Partiamo dal dato più eloquente del momento. Come noto, il requisito contributivo minimo necessario per andare in pensione è quello di essere arrivati a 20 anni di contributi versati. Bisogna però aspettare anche un altro dato, ovvero quello di aver compiuto i 67 anni di età prima di poter presentare domanda di pensionamento.

Sono questi i due principali parametri a cui occorre attenersi per andare in pensione. Esistono però al contempo altre possibilità di riuscita per chi ha meno di 20 anni di contributi per raggiungere l’obiettivo.

In questo caso, quel che cambia è il dato relativo all’età anagrafica si allunga: ovvero sia, non bastano più 67 anni, ma 71. E la pensione sarà liquidata nella sua interezza col sistema contributivo.

Partiamo proprio da questa variabile. Infatti, la domanda che i lavoratori spesso si fanno è questa: è possibile andare in pensione prima dei 67 anni di età? Rispettando il requisito contributivo minimo dei 20 anni di contributi versati, cioè, esiste questa chance?

Anche se molti hanno a lungo temuto e sospettato un no come risposta, in verità la risposta vera è sì.

Pensione con meno di 67 anni: le possibilità, le procedure, i limiti

pensioni / FONTE: Pexels

La chance di percorrere questa strada però è riservata ai contributivi puri, ovvero sia a coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. Per questi soggetti la legge (la famosa riforma Fornero) permette di andare in pensione al raggiungimento dei 64 anni di età.

Ad ogni modo vi sono altre possibilità che fanno riferimento ai cosiddetti scivoli del settore privato, quali l’isopensione e i contratti di espansione. In questi contesti, tuttavia, non è una vera pensione, ma di un assegno periodico che, in relazione a determinati accordi, il datore di lavoro privato eroga al lavoratore in attesa della pensione.

Quanto alla pensione a 64 anni con 20 anni di contributi, invece, come dicevamo, la legge permette l’uscita dal mondo del lavoro, però la rendita non deve essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale, par a 468,10 euro.

Sembrerebbe un dettaglio, ma sono questi aspetti che in alcuni casi, addetti ai lavori e non solo, nel mondo lavorativo e sincadale, hanno preso come riferimento per profonde riflessioni sulla materia.

Montante contributivo di 331 euro: che cos’è e cosa implica per i pensionati

pensionati / Fonte: Pexels

Restando al dato di cui sopra, appare evidente come non si tratti di una sottigliezza. In quanto la suddetta soglia corrisponde a circa 1.310 euro al mese. Dunque la domanda vera da farsi è quanto occorre aver versato per rientrare in questi parametri.

Per capirlo è necessario fare un calcolo parlando del monte contributivo accumulato applicando il famigerato coefficiente di trasformazione (di cui parlano gli specialisti del settore) che, per l’anno in corso e l’età anagrafica di 64 anni, corrisponde al 5,06%.

Nel dettaglio questo vuol dire, in parole povere, che per ottenere la pensione a 64 anni è necessario avere alle spalle un montante contributivo di 331.000 euro. Una cifra incredibilmente alta se ci pensiamo: E che si può ottenere solo con una retribuzione media di 4.000 euro al mese versati per almeno 20 anni di fila.

Da qui molte delle contestazioni, per non parlare dei dubbi e delle preoccupazioni degli enti preposti alla tutela dei diritti alla pensione, oltre che dei cittadini stessi.

 

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