I dati in possesso ci dicono che è in atto una vera e propria crisi alimentare. L’unico rimedio a quest’ultima sarebbe rappresentato dalle scorte. Approfondiamo insieme la questione di estrema attualità.
Il conflitto in atto in Ucraina sta avendo terribili ripercussioni non solo relativamente all’aumento dei costi delle materie energetiche. Essa di fatti sta provocando pesanti danni anche in merito ai prodotti alimentari che risultano essere aumentati di molto, preannunciando una profonda crisi.
In particolare, il costo del cibo sta aumentando in tutto il mondo e si preannuncia aumenterà di circa il 23 %, nel 2022. Questo dato ha spinto Andrew Bailey, Governatore della Banca Centrale inglese, a parlare di un aumento dei prezzi per quanto concerne i prodotti alimentari che potrà diventare potenzialmente apocalittico. Anche in Italia, la situazione non è delle migliori. Secondo i dati resi noti dall’Istat, di fatti, una singola famiglia si troverà a spendere 480 euro in più soltanto per l’acquisto dei generi alimentari, durante il 2022.
In tale contesto, è necessario un intervento tempestivo. A tal proposito, un report del Boston Consulting Group ha analizzato la situazione cercando di individuare la soluzione per far fronte alla crisi alimentare che va via via delineandosi. Come prima cosa, secondo gli studiosi spetta da un lato ai Governi dei Paesi più sviluppati intervenire. Questi, in particolare, sono chiamati a finanziare le Ong impegnate in Ucraina per dare assistenza umanitaria. Dall’altro, è richiesto un maggiore sforzo ai Paesi che esportano grano che dovranno inviare le scorte dove sono più necessarie. In più, si dovrà tenere conto dei paesi in maggiore difficoltà come, ad esempio, quelli situati in America Centrale, in Africa e in Asia meridionale. Sarà necessario, infine, finanziare il settore dell’agricoltura in Ucraina così da favorirne la ripresa una volta che il conflitto sarà finito. Ciò detto, essere in possesso di scorte a livello globale si potrebbe rivelare estremamente importante in quanto consentirebbe di indirizzare le risorse verso le popolazioni che hanno risentito maggiormente della guerra. Com’è ovvio, gli esperti che hanno messo a punto il report hanno posto l’accento sulla necessità di contrastare le manovre speculative e dunque di favorire la trasparenza nel mercato alimentare.