Avanza l’ipotesi che le sanzioni verso la Russia non stiano facendo così male a Putin, anzi. Ecco cosa sta succedendo
Il conflitto in Ucraina scatenato dalla Russia non sembra essere in fase di conclusione. I combattimenti continuano e ogni giorno arrivano notizie di vittime e distruzione. L’Europa unita ha deciso da subito di condannare l’invasione ed emettere sanzioni economiche nei confronti del Paese dello Zar, ma ad oggi non sembra che siano stati raggiunti i risultati sperati.
Se, come abbiamo detto prima, l’azione dell’Unione Europea non è stata sufficiente per far terminare il conflitto, sembra che non ci siano nemmeno risvolti economici così gravi da far ricredere Putin. Dunque, chi sta vincendo la guerra delle sanzioni? Ecco cosa succede.
Questa settimana, grandi imprese e aziende come Eni, Engie ed Rwe hanno deciso di aprire conti correnti presso la Gazprombank in modo da poter pagare il gas e convertire il denaro in rubli. Si tratta di un segnale importante che rende l’idea di come, in realtà, le stesse aziende europee stiano cercando di aggirare le sanzioni.
Una situazione che allontana di molto la scelta di realizzare un embargo europeo al petrolio russo. Le aziende europee, quindi, avranno il via libera per saldare il conto con mosca in euro o dollari, depositando il denaro in Gazprombank, la quale procederà con il cambio in rubli.
Al gas russo l’Europa non può rinunciarvi e l’unica “arma” realmente a disposizione dell’Unione è quella delle sanzioni finanziarie che, però, non stanno dando l’effetto desiderato. Chiudere totalmente i rubinetti del gas da Mosca sarebbe controproducente, in attesa almeno della tanta agognata indipendenza energetica, per cui però ci vorrà molto tempo.
La Francia si accinge a sedersi ai tavoli per mantenere vivo il potere negoziale dell’Europa, cedendo le quote delle filiali locali di Renault a Mosca. Sulla stessa riga la Germania, che fin dall’inizio non ha voluto discutere su un vero embargo del gas russo, così come l’Italia, molto presente ad Est con Pirelli, Generali e Intesa San Paolo.
In definitiva, l’Unione Europea stretta nella morsa di Russia, Usa E Gran Bretagna, non può permettersi di fare passi falsi sul fronte energetico, in quanto ne avrebbe solo da perdere. I rischi di recessione sono troppo grandi e, a quanto pare, finanziare la guerra di Putin in Ucraina sembra essere stata la scelta più economica per il vecchio continente.
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