Sembra essere ormai un dato di fatto: la Rottamazione-ter non pare aver funzionato. Anzi: i dati dell’Agenzia delle Entrate direbbero tutt’altro. Solo la metà ha aderito alla riammissione. Quello che sembra un clamoroso flop ha una spiegazione.
Non è dato sapere quanti, tra addetti ai lavori e fruitori, ci sperassero davvero. Ma la famigerata Rottamazione delle cartelle esattoriali 2020, a quanto pare, non è affatto andata bene. Stando ai primi dati in possesso dell’Agenzia delle entrate, sono infatti pochissimi coloro i quali hanno aderito.
Nello specifico, stiamo parlando solo la metà degli aventi diritto: solo questa esigua parte dei potenziali fruitori ha pagato le rate 2020 della rottamazione-ter. Da cosa dipende questo, è presto detto.
Stando ai primi numeri forniti dall’Agenzia delle entrate, solo la metà degli aventi diritto ha scelto di pagare le rate 2020 della rottamazione-ter in scadenza al termine del 9 maggio. Questi dati non possono che raccontare una realtà evidente: un flop.
Dati, che il Governo dovrà inevitabilmente considerare. E che oltre ad allarmare, andando a sforare le soglie di mancata adesione previste, vanno a mettere in luce come in verità le famiglie e le imprese siano non solo poco interessate alla prospettiva. Ma impossibilità ad aderire.
E il motivo è chiaro: sono senza liquidità. Diverse ragioni, infatti, sono fortemente improbabili, e atterrebbero comunque a una scelta soggettiva.
La problematica della rottamazione-ter: cosa non ha funzionato
Facciamo un passo indietro. Come sapranno gli esperti o tutti quelli che se ne sono interessati, il D.L. 4/2022, detto decreto Sostegni-ter, ha rimodulato i termini per pagare le rate della “Rottamazione-ter”, del “Saldo e stralcio” e della “Rottamazione delle risorse proprie UE “.
Nuove importanti opzioni che intendevano favorire il flusso di denaro e garantire maggiore elasticità nei pagamenti. In dettaglio, chi non aveva pagato le rate 2020 e 2021, avrebbe potuto preservare i benefici della definizione agevolata, vale a dire lo sconto su sanzioni e interessi, se avesse rispettato alcune scadenze.
In base alla tolleranza dei 5 giorni articolo 3, comma 14-bis, del DL n. 119 del 2018, vanno visti in tal senso come validi i pagamenti effettuati entro il 9 maggio 2022 per le rate in scadenza nel 2020 della “Rottamazione-ter”, del “Saldo e stralcio” e della “Rottamazione delle risorse proprie UE”.
In aggiunta, vale la data dell’8 agosto 2022 per le rate in scadenza nel 2021 della “Rottamazione-ter”, del “Saldo e stralcio” e della “Rottamazione delle risorse proprie UE”. E a queste si sommano quelle del 5 dicembre 2022 per le le rate in scadenza nel 2022 della “Rottamazione-ter” e della “Rottamazione delle risorse proprie UE”.
Rottamazione ter, solo la metà dei contribuenti ha pagato
Come ha fatto sapere l’Agenzia delle entrate, appena la metà degli aventi diritto ha pagato le rate 2020 della rottamazione-ter con la scadenza del 9 maggio. Si parla di una cifra pari a, circa, 2,45 miliardi di euro che lo Stato contava di recuperare. Niente da fare, invece.
Il dato preoccupa perché rivela come le famiglie e le imprese siano a corto di liquidità. O, al massimo, si potrebbe parlare di differenti aspettative da parte dei cittadini. In molti si auspicavano una pace fiscale. E potrebbero aver pensato: non pago oggi tanto potrò farlo tra qualche mese. Non a caso, le voci di una rottamazione-quater non sono poi così rare, di recente.
Ma le conseguenze del mancato pagamento sono gravi, infatti comportano la decadenza della definizione agevolata. Nel dettaglio i versamenti concretizzati saranno considerati a titolo di acconto sulle somme dovute in origine all’atto dell’ammissione alla rottamazione-ter.
Verrà a decadere lo sconto sulle sanzioni e sugli interessi previsti dal D.L. 119/2018, art.3. E, per le stesse somme il cittadino non potrà ottenere una rateazione, ex art.19 del DPR 602/73.