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Mille euro al mese, la promessa dell’INPS agli italiani

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Riccardo Magliano

Sul tema del lavoro in Italia si esprime il presidente dell’INPS. La promessa è che in Italia ci sia la possibilità per tutti di avere uno stipendio di 1.000 euro al mese.

Pasquale Tridico, presidente dell’INPS, si esprime sull’attuale situazione dell’occupazione e del lavoro in Italia.

Nel corso della sua intervista con La Stampa, Tridico si scaglia contro la sospensione del decreto dignità e sostiene che il lavoro in Italia sia ripartito, adesso c’è da intervenire perché il mercato risulti efficace. A parere del presidente dell’INPS in Italia il problema non è la mancanza di opportunità di lavoro in generale. Come abbiamo visto in questi giorni, ci sono molte opportunità di lavoro, sopratutto nel settore turistico, ma mancano le posizioni altamente specializzate che gli aspiranti lavoratori richiedono e, soprattutto, gli stipendi medi sono troppo bassi.

Secondo Tridico il salario minimo in Italia dovrebbe essere di 9 euro lordi all’ora. La cifra sarebbe compatibile con la forchetta l’Unione Europea nelle sue direttive: tra il 50% del reddito medio e il 60% del salario medio. Questo si traduce in salari netti di poco sopra i 1.000 euro al mese. Aggiunge inoltre quanto non sia colpa del reddito di cittadinanza se le imprese non riescono a trovare personale. Il problema in Italia è che mancano le posizioni di alta specializzazione per cui la maggior parte dei lavoratori, in particolare giovani, si sono formati. Inoltre il periodo della pandemia ha alzato le pretese generali di stipendio per cui le persone sono disposte a lavorare e in Italia gli stipendi medi sono ancora troppo bassi.

Tridico sottolinea come di tutte le persone che percepiscono il reddito di cittadinanza, circa i 2 su 3 sono inoccupabili per definizione: anziani, disabili, minorenni. L’ultimo terzo di questi è rappresentato da persone con un tasso di scolarizzazione basso, che non risolve il mismatch di grandi professionalità di cui si ha bisogno. L’attenzione andrebbe concentrata sulle 1,2 milioni di persone che percepiscono la NASPI, il sussidio di disoccupazione. Questi sarebbero soggetti con competenze vicine a quelle richieste dal mercato, e quindi occupabili.

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