30 mila camionisti in meno, a pagare saremo noi alla cassa del supermercato

La crisi economica e l’inflazione non sono le uniche cose a contribuire all’aumento dei prezzi nei supermercati. Il problema della mancanza dei camionisti diventa un problema di tutti.

Con l’allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia e le riaperture si pensava che anche l’economia sarebbe ripartita in fretta, invece ci sono sempre più blocchi. Uno dei più importanti di questi è nel settore del trasporto merci per la carenza di organico.

Le associazioni di settore lanciano l’allarme su questa grave mancanza. Se non si riuscirà a risolvere il problema potrebbero esserci conseguenze gravi. Molte merci restano bloccate nei container perché non c’è nessuno a prenderle, molte consegne arrivano in ritardo perché non c’è abbastanza personale a cui farle portare. Gli imprenditori del settore affermano che in Italia ci sarebbe bisogno di 30.000 nuovi autisti per rendere competitivo il settore.

Il problema della mancanza di camionisti non è nuovo in Italia e il settore del trasporto merci ha già da tempo problemi in questo senso, ma mai come in questo periodo tanti e tanto diversi elementi si sono combinati insieme con un effetto così distruttivo sul settore. La crisi pandemica ha aiutato moltissimo il diffondersi degli acquisti online, e di conseguenza c’è sempre molta richiesta di corrieri. Così le imprese di trasporto di merci, pur con moltissimo lavoro da fare, si sono trovate nella condizione di non avere abbastanza personale per portarlo a termine, da qui la richiesta di molto personale fresco. Contemporaneamente però, la il petrolio ha cominciato ad alzarsi di prezzo, portando il viaggio sulle strade a costare molto più che nel recente passato. Gli imprenditori parlano di un costo del viaggio del 15% superiore rispetto solo alla settimana scorsa. In più i problemi legati alla pandemia hanno rallentato il lavoro nei porti e la merce ci mette molto più tempo per uscire.

Nel Regno Unito la situazione è ancora più grave a causa della Brexit, che ha complicato enormemente l’entrata di lavoratori stranieri nel paese, mentre le ditte italiane possono contare sui paesi dell’Est-Europa, in partiocolare la Romania, da sempre fertile bacino di lavoratori del settore del trasporto. Tuttavia nel periodo post covid anche in Romania sono aumentate le rischieste per trasporti di merce, con conseguente aumento dei salari degli operatori. Così anche i camionisto romeni preferiscono restare vicino a casa piuttosto che andare a lavorare in Italia. La ricerca di camionisti in Italia è complessa anche per il problema di fondo di dover trovare qualcuno con una patente utile per guidare autoarticolati, un investimento che non tutti sono disposti a fare, tanto meno le aziende, che rischiano di pagare per preparare un lavoratore che magari andrà a lavorare altrove.

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