Continuano ad aumentare le spese delle importazioni e l’inflazione. I nuovi dati ISTAT per marzo 2022 dipingono un quadro tragico per i conti pubblici e delle spese sempre più alte.
I nuovi dati elaborati dall’ISTAT riferiti al mese di marzo 2022 dipingono un quadro molto preoccupante per quanto riguarda l’aumento delle spese di importazione e dell’inflazione. Il prezzo di gas e petrolio continua ad aumentare, e a cascata aumentano anche i prezzi di tutti i prodotti che necessitano di un trasporto di qualsiasi tipo. I calcoli dell’ISTAT mostrano un aumento dei prezzi all’importazione del 2,5% su base mensile e del 19% su base annuale. Per l’energia l’aumento è stato del 5,6% congiunturale e del 72,5% tendenziale. Una tendenza che porta l’ISTAT a calcolare che a marzo 2022 l’Italia ha pagato in energia il 157,7% in più rispetto allo stesso mese nel 2021.
Per un effetto a cascata sull’inflazione e sui prezzi di tutto ciò a cui l’energia è connessa, anche la bilancia commerciale viene alterata da questi aumenti. L’aumento tendenziale delle importazioni segna un aumento del 38,8%. Su questa percentuale l’importazione del gas naturale e del petrolio partecipano per 11,4 punti. Questo porta a vedere un saldo commerciale negativo per 8 miliardi di euro nel mese di marzo, mentre per tutto il primo trimestre del 2022 il disavanzo è di 21,8 miliardi di euro. Ne consegue che nei primi 3 mesi del 2022 l’Italia ha subito deficit commerciale di 7 miliardi di euro a fronte di 11,5 miliardi di avanzo nel primo trimestre del 2022. A questo aumento costante delle spese per le importazioni fanno da cassa di risonanza anche le sanzioni nei confronti della Russia, che continuano a nuocere alle importazioni parimenti del resto degli eventi in corso.
L’aumento dell’energia sta quindi andando rapidamenente ad erodere la stabilità economica delle importazioni. Non solo l’Italia si trova nel vortice di distruzione della propria stabilità economica. Tutti i paesi europei, in differenti misure, stanno subendo gli effenti dell’aumento delle spese energetiche. La Germania in particolare sta subendo gravi danni dagli aumenti delle spese di importazione del gas e del petrolio dalla Russia, essendo il paese uno dei maggiori importatori al livello europeo. Se la cava meglio la Francia che, con una politica energetica maggiormente differenziata in confronto a quella italiana o tedesca, riesce a reggere l’urto degli aumenti.