Nuova stretta in merito al Superbonus 110%. Il bonus edile, molto inviso all’esecutivo Draghi, subisce una nuova modifica per impedire nuove truffe allo Stato.
Il Superbonus 110% è ancora motivo di scontro tra molte forze politiche. Fortemente inviso al Governo Draghi per l’approssimazione con cui è stato realizzato, il bonus viene però difeso a spada tratta dal Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, che continua a sostenere la bontà del provvedimento.
Una novità sul bonus edilizio, nonché l’ennesima modifica, viene fatta dal Governo tramite un emendamento del decreto Ucraina bis. In tale emendamento, che la commissione Industria e Finanze del Senato ha già approvato, viene specificato che per poter accedere al bonus per i lavori sopra i 516mila euro, sarà obbligatorio rivolgersi a imprese con certificazione Soa. Ciò accadrà dal prossimo 1 luglio.
Questa decisione ha generato grande preoccupazione nelle piccole imprese, le quali ora rischiano di non trovarsi nelle condizioni di accedere all’incentivo. Il Cna (Confederazione nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa) insieme a Confartigianato non hanno atteso per farsi sentire. Questa la loro risposta alla stretta: “Il Parlamento si assume la grave responsabilità di escludere circa l’80% di micro e piccole imprese dal mercato della riqualificazione edilizia. Si introducono così nuove e incomprensibili barriere burocratiche”. Di fatto l’obbligo di questa certificazione, che era previsto per l’1 gennaio 2023, è stato anticipato di sei mesi.
Hanno definito quindi all’unanimità come una manovra pericolosa ed esclusiva che potrebbe comportare un duro colpo per le piccole imprese italiane. Si eliminano infatti l’80% delle imprese dalla possibilità di lavorazioni edilizie, con un mercato che continuerebbe a paralizzarsi ancora di più. Ciò proprio a causa delle continue modifiche relative a questo sostegno. “Pur nella riformulazione del provvedimento che ne attenua l’impatto – continua la Cna – quanto approvato costituisce un principio inaccettabile, che esclude di fatto dai lavori di riqualificazione le imprese che non lavorano per gli appalti pubblici. Ed estende al settore privato un sistema pensato per i lavori pubblici, che nulla a che fare con la qualificazione delle imprese”. Le due associazioni spiegano poi come la certificazione Soa non abbia avuto alcun effetto sull’impedire le truffe ai danni dello Stato.
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