L’inflazione continua a confermarsi su livelli elevatissimi e le conseguenze per i risparmi sono inevitabili, così come un cambiamento delle abitudini
Nel mese di marzo si sono confermati i livelli allarmanti dell’inflazione, che segnava il 6,5% su base annua, parliamo di un dato davvero alto anche se in lieve ribasso rispetto alla stima preliminare dell’Istat.
Ad aprile c’è stato un rallentamento e il tasso si stima al 6,2% ma la crescita è ormai diffusa e non limitato esclusivamente ai beni energetici, ma anche a quelli alimentari. Ecco quindi che gli italiani saranno costretti a cambiare abitudini e a fare tante rinunce per tutelare i propri risparmi. Mantenendo le stesse abitudini sarà infatti molti difficile non perdere almeno 2mila euro rispetto agli anni passati.
Con questo tasso di inflazione è evidente che le spese per le famiglie aumenteranno a livello esponenziale e in termini annui si calcolano 1.943,50 euro, una cifra decisamente elevata che porta inevitabilmente tutti noi a cambiare le abitudini di consumo. Stando alle rilevazioni, diminuisce il consumo di carne e pesce di oltre il 16%, a vantaggio delle verdure di stagione e al prezzo più economico. Molta attenzione anche ad evitare pranzi e cene in ristoranti, così come ad altri tipi di spese di importanza non necessariamente primaria.
Risparmi, serve una riforma contro l’inflazione
Ovviamente urgono dei provvedimenti che allevino questo problema e che vadano incontro alle classi medio-basse, magari con una riforma fiscale più equa e con una serie di azioni di contrasto alle speculazioni. Si fa riferimento anche e soprattutto al rincaro dei prezzi per i beni alimentari di prima necessità a cui stiamo assistendo in questo ultimo periodo.
Come abbiamo però specificato in altre sedi, la sanzione per questo tipo di atteggiamenti è molto complicata. Per questo è importante aumentare il potere dell’Autorità Garante per la concorrenza e il mercato, nel monitoraggio e nelle sanzioni.