Ecco come potrebbe essere la svolta della pensione: due assegni diversi a seconda dell’età è l’opzione al vaglio del governo
La riforma delle pensioni è tutt’ora uno dei temi più caldi del governo. Secondo molti potrebbe essere il punto decisivo in cui si spaccherà il governo, oppure un’ulteriore prova di saldatura dell’esecutivo. Tuttavia, a tenere banco sono ancora le proposte che si scambiano sindacati e governo.
Ad oggi non vi è ancora un accordo, ma sembra che una svolta sul tema delle pensioni possa essere sempre più vicina. L’esecutivo sta infatti lavorando sulla riforma del sistema previdenziale, in modo da evitare definitivamente un ritorno alla Legge Fornero. Tuttavia, bisognerà trovare un punto di incontro con i sindacati.
L’intento dell’esecutivo guidato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è quello di fissare un punto in cui potranno essere d’accordo governo e sindacati, sulla base di quelle che sono le risorse dello Stato. Al vaglio c’è la possibilità di un’estensione di Quota 41 e dell’Ape Sociale, ma è sempre più probabile l’idea di una “pensione a due tempi”.
Si tratta di un sistema caratterizzato da un’erogazione dell’assegno in base al momento in cui un lavoratore intende terminare la sua esperienza lavorativa e andare in pensione. Le caratteristiche di questo sistema sono quelle del pensionamento anticipato, ottenibile dopo aver raggiunto i 64 anni di età e dopo aver maturato 20 anni di contributi.
Soddisfatti questi requisiti, la pensione contributiva verrebbe liquidata immediatamente, successivamente integrata con quella previdenziale. Si tratta, in quest’ultimo caso, di tutte le tutele Inps e previdenziali che spettano al lavoratore. Se si intende anticipare, l’erogazione dell’assegno avverrò in due tempi.
Per fare richiesta sarà necessario presentare domanda quando il lavoratore avrà intenzione di uscire dal mondo del lavoro, ovviamente rispettando i requisiti prima elencati. A partire dai 64anni, quindi, il lavoratore potrà chiedere la pensione anticipata.
Tuttavia, è necessario un compromesso tra ente erogatore dell’assegno pensionistico e lavoratore. È prevista, infatti, una decurtazione dell’assegno pensionistico. Più tempo si aspetta per richiedere la pensione, infatti, più corposo saranno i contributi versati durante il rapporto lavorativo. Questo permetterà, quindi un importo pensionistico maggiore erogato dall’Inps.
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