Il Presidente Draghi ha detto no al superbonus. Scopriamo insieme a cosa si può andare incontro.
Come molti di voi già sapranno il Superbonus 110% è una misura introdotta per incentivare l’efficientamento delle abitazioni. Si tratta di un bonus molto conveniente che consente di eseguire i lavori di miglioramento e riclassificazione energetica. La misura in esame ha riscosso molto successo tanto da essere prorogato a più riprese, ma sembra esserci un cambio di rotta in vista da parte del Governo.
Durante un intervento in Commissione Plenaria al Parlamento Europeo, però, Draghi ha fatto sapere di essere contrario al predetto bonus. Questo ha fatto emergere inevitabilmente delle preoccupazioni in molte persone soprattutto in merito alla sua sopravvivenza o meno. In particolare, la contrarietà di Draghi nasce dal fatto che a partire dall’introduzione della misura in esame sono stati commessi numerosi illeciti e tentavi di speculazione. Non a caso, dai dati fino ad ora pervenuti, quella in esame è stata quella tra le più colpite da truffe. E’ chiaro dunque il perchè il Governo non veda di buon grado il superbonus 110 %. La copertura di tutte le spese relative alla riclassificazione energetica di fatti ha aperto la strada a condotte illegali per via dei controlli per nulla incisivi per quanto riguarda l’esecuzione dei lavori.
Alla luce di quanto appena detto sorge spontaneo chiedersi quali saranno le sorti del Superbonus. In particolare, ci sono non pochi dubbi relativi allo scenario che potrebbe prefigurarsi in seguito alle parole del Presidente Draghi. A tal proposito, la risposta è molto semplice. Secondo quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2022, di fatti, dopo il 31 dicembre di questo stesso anno, la misura non esisterà più. E’ prevista invece una proroga di tre mesi per quanto riguarda le scadenze relative alle abitazioni unifamiliari. Nello specifico, mediante il Decreto Aiuti il termine previsto per completare il 30% dei lavori è stato slittato dal 30 giugno al 30 settembre 2022. In tal caso, la scadenza della misura è prevista per il 31 dicembre del 2025. Anche se va precisato che a partire dal 2023, la detrazione che adesso si attesta al 110 per cento subirà una riduzione fino al 70 per cento mentre nel 2025, al 65 per cento.