Nonostante l’emergenza inflazione, rimangono inspiegabili gli aumenti di prezzo per alcuni prodotti ai supermercati
Il momento non è certo dei migliori: Covid, guerra e rincari energetici hanno portato l’inflazione al 6,2%, ma alcuni aumenti sulla merce che vediamo ai supermercati appaiono, nonostante tutto, ingiustificati.
Nella crescita dei prezzi di diversi beni primari, soprattutto per quanto riguarda il settore alimentare, possono celarsi infatti anche altri motivi, come ad esempio il tentativo di approfittare dell’allarme inflazione per aumentare i guadagni. A giudicare dai prezzi sugli scaffali per cose come pasta, pane e tanti altri prodotti, sembra proprio essere così. Il Giornale ha quindi analizzato la questione nel dettaglio.
Non è spiegabile l’aumento del costo della pasta, passata dai 1,30 euro al chilo agli 1,52 di oggi al supermercato. La causa non è attribuibile alla guerra di Putin, dato che gli spaghetti si fanno con il grano duro e Russia e Ucraina soddisfano solo il 2,3% dell’export mondiale. Non può pesare ancor oggi neanche il rincaro della scorsa estate per i cattivi raccolti canadesi. Un aumento quindi del 17% per la pasta, che secondo Mauro Antonelli dell’Unione Nazionale Consumatori è da considerarsi “ingiustificato”.
Tra i prodotti che hanno subito un rincaro c’è anche il pane, per il quale il discorso è molto simile alla pasta. In questo caso al centro dell’attenzione c’è il grano tenero, esportato per il 31% da Russia e Ucraina, ma allo stesso tempo va specificato che l’Italia ne importa davvero poco da questi due Paesi, senza contare che la materia prima incide solo sul 10% sul prezzo. Non si spiegano quindi le proteste dei panettieri che si dicono costretti ad aumentare i prezzi, prezzi che sono saliti dai 4 euro al chilo fino a 5 euro e anche di più. A volte si assistono a pratiche scorrette per questi aumenti, che però non sono illegali.
Manca la definizione di prezzo anomalo e a comandare è effettivamente il mercato. Alcuni organi come l’Antitrust, la Guardia di Finanza o il Garante dei prezzi possono controllare ma le sanzioni sono difficilmente applicabili. Alla fine nessuno può contestare ai commercianti di alzare un po’ i prezzi dato che l’inflazione corre.
Ecco quindi che vediamo come una confezione di gelato salga di 2 euro al chilo. Le zucchine aumentano in media di 33 centesimi al chilogrammo in un anno, nonostante siano un ortaggio a produzione nazionale. Aumentano anche brioche e biscotti. Alcuni baristi ammettono poi di aver aumentato di 10 o 20 centesimi il caffè, pur senza giustificazione.
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