La richiesta delle parti sociali per la riforma delle pensioni del 2023 è di aumentare il potere d’acquisto delle pensioni. Si punta alla piena indicizzazione e a un abbassamento delle tasse.
La discussione sul tema delle pensioni sta ora facendo i conti non soltanto con il problema sempre verde del sistema pensionistico italiano, ma anche con le problematiche della guerra. L’inflazione e l’aumento dei costi dell’energia stanno pensanto sulla discussione in merito alle pensioni tra sindacati e Governo, e questa si amplia sempre di più a ogni incontro. Dopo il primo stop ai tavoli delle trattative per lo scoppio della guerra le posizioni delle parti sociali non sono cambiate più di tanto e le discussioni sono ancora aperte. Recentemente si sono espressi sull’argomento il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e il Segretario Generale CISL Luigi Sbarra, presso il congresso organizzato dal sindacato Fim-Cisl e Torino.
Al congresso del sindacato si è parlato di interventi atti a potenziare il potere d’acquisto dei salari dei lavoratori e delle pensioni. Sia il Governo che i sindacati si trovano d’accordo su questo punto, ma in tempo di guerra, ai aumenti di prezzi e di ripresa economica che rischia di fallire, l’importante è capire come agire. Si auspica un nuovo incontro tra sindacati e Governo nei prossimi giorni in cui si cercherà di arrivare ad un patto sociale che sia in grado di adempiere a questi obiettivi. Si punta alla piena indicizzazione degli assegni e ad un rafforzamento delle quattordicesime fino a 1.500 euro; tutto senza rinunciare alla riforma del sistema previdenziale.
Se in un primo momento c’era scontro per la riforma pensionistica stessa, la guerra e l’aumento dell’inflazione ha posto il problema sul dover risolvere l’improvvisa perdita del valore d’acquisto delle pensioni. Con la media mensile delle pensioni fissa a 750 euro al mese netti, al Governo viene richiesto di estendere a più pertone possibile la quattrodicesima e di ridurre le tasse sui redditi da pensione. Secondo i sindacati, infatti, una pensione da 1.500 euro al mese lordi non permette oggi lo stesso potere d’acquisto che avrebbe avuto in passato, essendosi ridotto di oltre 700 euro l’anno.