Continua il confronto tra il Governo e i sindacati sulle misure da adottare per il rincaro delle bollette. Forse in arrivo un prelievo forzoso sui conti correnti.
Il nuovo tavolo di discussione tra il Governo Draghi e i sindacati CGIL, CISL e UIL è rimandato a dopo le festività pasquali, ma c’è un limite a quanto si possa rimandare una decisione importante come questa. I rincari del prezzo dell’energia e del carburante stanno tormentando le famiglie e le imprese italiane, che devono pagare sempre di più solamente per vivere. In più a questo, un effetto secondario del rincaro dell’energia, già effetto secondario della guerra in Ucraina, è l’aumento dell’inflazione, che sta facendo alzare i prezzi dei prodotti nei supermercati.
Davanti a queste problematiche, i finanziamenti messi dallo Stato per gli aiuti potrebbero non essere sufficienti. Questo è quanto lamentano i sindacati, che dicono di non essere stati ascoltati nel momento della chiusura del DEF e che il decreto Aiuti, con i suoi 5 miliardi di fondi stanziati, non sarà abbastanza per aiutare i cittadini. La proposta dei sindacati, come già anticipato durante il confronto tra Draghi e il rappresentante della CGIL, è un prelievo di solidarietà direttamente dalle tasche degli italiani. Maurizione Landini aveva infatti proposto il definito prelievo di solidarietà dell’1% del patrimonio da imporre sui conti correnti di tutti i patrimoni superiori a 1,2 milioni di euro, che secondo i calcoli della CGIL porterebbe alle casse dello Stato dai 6 ai 7 miliardi di euro in più per ulteriori aiuti alla popolazione. Si tratterebbe, a conti fatti, di una tassa patrimoniale presa tramite prelievo forzoso.
Una proposta, questa, che incontra la severa e ferma opposizione di tutto il blocco di centrodestra che fa parte del Governo Draghi. Draghi sembra dello stesso avviso. La possibilità di una tassa patrimoniale sembra al momento fuori discussione. Il Governo non intende far pagare più tasse agli italiani. Un altro importante argomento di discussione con i sindacati che sta venendo rimandato a causa della guerra è quello della riforma delle pensioni. La riforma completa dovrebbe essere pronta per l’inizio del 2023, ma lo scoppio del conflitto in Ucraina ha rallentato le discussioni e si attende ancora prima di un nuovo confronto tra Governo e sindacati.