Pressione alta: se hai problemi di ipertensione arteriosa puoi avere diritto a degli indennizzi e delle agevolazioni lavorative.
Quando la pressione del sangue nelle arterie risulta troppo elevata e ciò causa l’affaticamento del cuore ecco che subentra l’ipertensione arteriosa, conosciuta anche come pressione alta. Se non si tiene sotto controllo, chi ne soffre può essere soggetto a delle gravi conseguenze. Malattia renale cronica, aneurismi, insufficienza cardiaca o infarto del miocardio sono solo alcune. Viene naturale chiedersi, viste le complicanze, se i lavoratori che soffrono di pressione alta abbiano dei diritti particolari, come l’assenza per malattia oppure una percentuale di invalidità.
Quando si verificano casi isolati, in base alla gravità dell’episodio, si può avere il diritto di assentarsi per malattia dal lavoro. Se non si ha a che fare con episodi sporadici, ma con una patologia, in questo caso può essere riconosciuta una percentuale di invalidità. Se chi ne soffre presenta una minoranza psichica, fisica o sensoriale che concerne una difficoltà sul lavoro (integrazione, relazioni e apprendimento) allora può essere riconosciuto un handicap.
Entriamo nel vivo della questione e vediamo le linee guida rispetto al discorso sull’invalidità. In base alla gravità che porta ad una riduzione della capacità lavorativa in chi soffre di ipertensione arteriosa si registrano le seguenti percentuali:
Rispetto al discorso sulla pressione alta riconosciuta come un handicap, solo se l’interessato presenta una minoranza (psichica, fisica o sensoriale) sul lavoro può beneficare, con la Legge 104, a seconda del tipo di handicap di: permessi retribuiti mensili, acquisto di veicoli specifici, abbattimento delle barriere o agevolazioni fiscali.
Tutto deve essere verificato tramite attestazione del medico o della struttura sanitaria, certificati del medico. I documenti vengono inviati all’INPS che controlla i requisiti della temporanea incapacità lavorativa del dipendente.
Tutto deve essere verificato tramite attestazione del medico o della struttura sanitaria, certificati del medico. I documenti vengono inviati all’INPS che controlla i requisiti della temporanea incapacità lavorativa del dipendente.
Nel caso di cure ricorrenti il medico può rilasciare anche un certificato unico che comprende tutto il ciclo di cure. I trattamenti successivi vengono indicati, quindi, come ricaduta del precedente. La struttura sanitaria deve rilasciare una dichiarazione che comprovi l’esecuzione delle cure. Nel caso di interventi chirurgici o day hospital devono essere forniti anche tutti i dati del dipendete, la data di inizio e termine di ricovero, la data di rilascio e la descrizione della diagnosi con firma del medico.
Nel caso di analisi, visite mediche ed altri esami sono indennizzati solo quelli di lunga durata, urgenti, invasivi (che richiedono una convalescenza) e che non sono effettuabili al di fuori dell’orario lavorativo. L’assenza per tutto quello che non rientra in nessuno dei casi esposti può essere retribuita solo in base a quanto è disposto dal contratto collettivo anche territoriale e aziendale.
Gli importi pensionistici stanno per subire dei cambiamenti. Con la mensilità di luglio qualcuno potrebbe…
Il modulo pubblicato dall'IFEL è uno schema di regolamento per la definizione agevolata dopo ingiunzioni…
Per andare in vacanza al di fuori dell'Unione Europea è necessario un passaporto. Sono disponibili…
Luglio è un mese d'oro per tutti i pensionati. In particolare per chi ha una…
L'inflazione sta colpendo l'economia italiana sotto molti punti di vista. Le pensioni potrebbero essere le…
La scadenza del 30 giugno per avvalersi dell'affrancamento fiscale si avvicina: quando conviene e quando…