La reazione del mondo al conflitto in Ucraina, in particolare contro la Russia è unanime. Il paese invasore viene preso di mira dalle sanzioni e anche le multinazionali fanno la loro mossa.
Il mondo occidentale non ha ben recepito l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Le sanzioni contro il paese invasore sono state celeri da parte di tutti i paesi d’occidente, dall’Europa all’America, all’Oceania, spingendosi fino in Asia, dove anche il Giappone ha deciso di adeguarsi alle sanzioni. La speranza è che la già fragile economia russa possa non sopportare l’impatto di queste sanzioni e si faccia in fretta marcia indietro nel conflitto. In questo clima di sanzioni e di chiusura verso il mercato russo, anche molte aziende multinazionali dei paesi occidentali hanno deciso di ritirare il loro apporto economico al paese.
Una delle notizie più importanti in questo senso è la chiusura di tutti i punti vendita Ikea in Russia. Il colosso svedese decide così di schierarsi contro la Russia sospendendo tutti i suoi affari e i conseguenti investimenti nel territorio. Con un comunicato stampa, i vertici di Ikea Group e Ingka Group hanno confermato che la decisione è stata presa in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nella “più profonda empatia e preoccupazione per le milioni di persone colpite”. La decisione, continua il comunicato, arriva per garantire la sicurezza dei lavoratori dei centri Ikea in Russia in tempo di guerra. La mossa di Ikea Group si articola ancora di più con la donazione di un totale di 37 milioni di euro in favore dei profughi ucraini in fuga dal conflitto.
La chiusura dei 17 punti vendita e 3 impianti di produzione di Ikea in Russia va a svantaggio, oltre che all’economia russa, anche dei lavoratori di quegli stessi stabilimenti. I lavoratori di Ikea in Russia sono circa 15.000 tra punti vendita e impianti di produzione, che si ritroveranno “temporaneamente” senza lavoro. A patire la decisione è anche la popolazione russa, che in queste ore ha preso d’assalto i punti vendita Ikea per potersi aggiudicare quello che possono prima dell’imminente chiusura.