Busta paga, addio a 100 euro

La cosiddetta “nuova IRPEF” introdotta a marzo porterà alla fine del vecchio “bonus Renzi” per i lavoratori dipendenti. 100 euro in meno sulle buste paga che andranno altrove.

Tutto si lega alla riforma dell’Irpef. Infatti il bonus da 100 euro avrebbe dovuto essere inglobato dalle detrazioni fiscali, ma la “guerra” tra le forze politiche del governo ha mischiato tutte le carte. Riavvolgiamo il nastro e torniamo al 2016, quando il Governo Renzi ha introdotto questa misura, inizialmente di 80 euro, poi ritoccata fino a 100 dal II Conte. Questo incremento in busta paga è stato allargato a tutti i redditi fino a 40mila euro. Ad oggi però il suo futuro sembrava segnato dalla rivoluzione che ha coinvolto gli scaglioni Irpef, ma sembra che questo credito non sarà cancellato, pur se inglobato dalle nuove aliquote. Infatti dovrebbe essere erogato anche nel 2022 pur se nella forma di detrazione fiscale.

A spiegarlo è il deputato di Italia Viva Luigi Marattin, presidente della commissione Finanze della Camera: “Oltre a semplificare il sistema, trasformare il bonus in detrazione eviterebbe di creare dei salti di aliquota marginale effettiva. Inoltre un bonus può essere sempre cancellato, mentre una detrazione strutturale unica, incastrata nel sistema fiscale, è molto più difficile da eliminare”. C’è un aspetto non indifferente per le casse dello stato: la sostituzione del bonus corrisponderebbe ad un risparmio di circa 16 miliardi, risorse che potrebbe essere quindi destinate alla detrazioni da lavoro dipendente, pur se c’è ancora molto da limare.

Ma come cambierà la detrazione nel 2022? Il credito Irpef sarà erogato appunto come detrazione, ma ad oggi non è stimabile. L’idea è di avvantaggiare le fasce medio-basse del reddito, ma tutto è ancora in forte divenire. Intanto è stata raggiunta un’intesa sugli scaglioni dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, che scenderanno dagli attuali 5 a 4, così come le aliquote. Ricapitolando la riforma La fascia di reddito più bassa, fino a 15 mila euro, resta invariata al 23%, quella 15-28 mila scende dal 27% al 25%, quella 28-50 mila va dal 38% al 35%, mentre oltre i 50 mila euro annui si passa direttamente al 43%. Viene cancellata, quindi, l’aliquota del 41%.

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