La guerra in Ucraina fa aleggiare nel nostro Paese una politica di austerity per limitare il consumo di energia. Ecco cosa accadde nel 1973
L’invasione russa in Ucraina ha riportato la guerra in Europa. Ogni giorno si susseguono le immagini dei carri armati che entrano nei villaggi e dei missili che colpiscono edifici (anche civili) provocando sfollati e morti. Una situazione drammatica che sta provocando conseguenze anche nel nostro Paese.
L’allarme che ha investito l’Unione Europea, tra cui quindi anche l’Italia, riguarda l’approvvigionamento di gas e materie prime, importate dal nostro Pese proprio da Ucraina e Russia e che potrebbero iniziare a scarseggiare. Aleggia dunque, una politica di austerity energetica nel nostro Paese. Ecco cosa accadde nel 1973.
Austerity energetica: ecco cosa accadde nel 1973
Per affrontare il problema dell’approvvigionamenti di energia e materie prime, è previsto un Consiglio dei ministri che discuterà sulle prossime mosse da attuare nel nostro Paese. L’idea è quella di iniziare un periodo di risparmio che investirà imprese e famiglie italiane.
In questo clima di austerity, in molti si chiedono cosa potrebbe succedere e quali potranno essere le conseguenze di queste decisioni. Per provare a capire di più il momento in cui stiamo vivendo e quello che potrebbe essere l’immediato futuro, possiamo osservare cosa accadde nel 1973.
In quegli anni, infatti, ci fu una grave crisi petrolifera che investì anche il nostro Paese. Dunque, il nostro governo adottò misure volte ad una riduzione dei consumi energetici. Ciò provoco, ovviamente, dei sostanziali cambiamenti nella vita quotidiana delle persone.
Una crisi dovuta all’embargo messo in atto dai Paesi arabi nei confronti di nazioni filo-israeliane, come Usa e Paesi Bassi. Questo provocò, quindi, una drastica riduzione della produzione di petrolio, già all’epoca fondamentale per il funzionamento energetico delle società moderne.
Quali furono le misure di austerity nel 1973
Le misure vennero emanate tramite un decreto del Consiglio dei ministri il 23 novembre 1973. Iniziarono dunque le “domeniche italiane di austerity”, che videro la luce il 2 dicembre 1973. Il governo, al cui capo vi era Mariano Rumor, attuò misure piuttosto drastiche.
Tra queste vi erano il divieto di circolazione dei mezzi durante i giorni festivi, con relative pesanti multe. Erano ammessi alla circolazione solo i mezzi di soccorso e altri mezzi di trasporto, come taxi, navi, treni, aerei e mezzi pubblici.
Furono modificati anche i limiti di velocità, che passarono a 50km/h nei centri abitati e 100km/h sulle strade extraurbane, mentre sulle autostrade il limite fu fissato a 120km/h. Vennero imposte anche chiusure anticipate per negozi (alle 19), uffici pubblici (alle 17:30), bar e ristoranti (24), cinema (22:45) e distributori di benzina (dalle 12 del giorno precedente alla festività, fino alle 24 del giorno festivo).
Infine, l’illuminazione pubblica fu ridotta al 40%. Una riduzione di energia che investì anche insegne e scritte di locali e attività commerciali e uffici pubblici. Mentre l’Enel dovette ridurre di circa il 7% la tensione erogata tra le 12 e le 7.