Aumentano le voci di protesta che vogliono spingere verso la modifica della norma. Ecco perché la riforma del Catasta ci renderà più poveri
Non è un periodo tranquillo per i cittadini italiani e per il loro portafogli. Lo scontro in Parlamento degli ultimi sulla riforma del catasto è passato in secondo piano, giustamente, solo a causa dell’invasione russa in Ucraina.
Continuano e diventano sempre più insistenti, infatti, le voci di protesta che vogliono spingere verso la modifica della norma. Questo perché, secondo alcuni, la riforma del catasto ci renderà più poveri e metterà in pericolo le finanze di molti italiani.
Ecco perché la riforma del catasto ci renderà più poveri
Dopo lo scontro in parlamento, non si placa la protesta volta richiedere la modifica della riforma del catasto. Per alcuni, infatti, questa ci renderà più poveri e le prossime settimane saranno decisive per arrivare ad una decisione concreta.
Ad intervenire è stata la Federproprietà, che si è espressa riguardo “l’assurda norma sulla revisione degli estimi catastali”. Secondo la federazione, infatti, questa norma andrebbe immediatamente bloccata grazie “ad un atto bipartisan di ribellione di tutto il Parlamento”.
L’elemento principalmente contestato è riferito al fatto che, sempre secondo la Federproprietà, i piccoli proprietari di immobili potrebbe vedere “triplicare il peso fiscale sugli immobili”. Si tratterebbe, quindi, di conseguenze anche per l’ISEE dei cittadini che, di fatto, diventerebbero più poveri.
Secondo Riccardo Pedrizzi, responsabile settore Finanze e Tesoro, il testo nasconderebbe l’intenzione di realizzare “una tassa patrimoniale vera e propria”. Una situazione inaccettabile per chi non vede affatto di buon occhio la riforma e chiede un sostanziale cambiamento prima che questa approdi nell’aula della Camera dei deputati.
A questi, si aggiungono le proteste del Think tank “Lettera 150”, un gruppo di circa 300 docenti universitari che ha contestato la delega fiscale in esame da parte della commissione Finanze della Camera. Secondo gli studiosi, infatti, si arriverà ad un aumento della tassazione degli investimenti in beni immobili.
Per questo, il gruppo di docenti, insieme a Federproprietà, chiedono lo stralcio dell’articolo 6 del ddl delega fiscale. Intanto, c’è chi è più morbido, come Confedelezia che, sostenendo l’emendamento di Alternativa c’è, chiedono una mediazione, proponendo la parziale soppressione della parte normativa riferita all’utilizzo del valore patrimoniale.