Il prezzo della benzina ha già cominciato a salire nei mesi precedenti e continuerà per i prossimi mesi. Le problematiche degli strascichi della pandemia, unita ai problemi della guerra in Ucraina rendono molto costoso spostarsi in macchina.
Gli incrementi dei prezzi dei carburanti sono sotto gli occhi di tutti. I prezzi della benzina e del gas metano avevano già cominciato a salire nel periodo immediatamente successivo al rilascio delle restrizioni della pandemia, con la rete di trasporti mondiale ancora compromessa a causa dei controlli e i trasporti delle materie prime sempre più complessi e costosi. A dare man forte a questa situazione c’è stata anche la politica energetica europea, che nella sua lotta all’inquinamento ha ristretto le scorte di combustibili fossili, in primis il petrolio, contribuendo all’innalzamento dei prezzi dello stesso.
A mettere le definitiva pietra tombale su una possibilità di ripresa c’è stata la guerra in Ucraina. Il conflitto in un terriorio vitale per il trasporto via terra di petrolio e gas verso l’Europa ha contribuito a rendere ancora più raro e costoso il combustibile, con conseguente aumento dei costi per tutti i derivati. I primi a subire questi rincari sono stati energia elettrica e, ovviamente, carburante. Le conseguenze di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti. In alcuni distributori la benzina in modalità self service è salita all’irragionevole quota di 2 euro al litro, mentre il disel sale a 1,90 euro al litro, e non ci si aspetta che cali in tempi brevi.
La cosa peggiore di questi rincari, infatti, è che non si arresteranno tanto presto. Sulle borse di tutto il mondo il prezzo del greggio sta continuando ad aumentare, arrivando a quota 120 – 130 dollari al barile, e gli esperti dicono che potrebbe arrivare anche a 150 dollari al barile nel caso di un embargo alle esportazioni dalla Russia. Considerando come sta reagendo il mondo all’invasione russa in Ucraina, la cosa non è da escludere, e questo porterebbe problemi in tutto il mondo, ma in particolar modo in Europa. L’Italia è uno dei paesi più colpiti dalla riduzione delle esportazioni russe, a causa della sua passata politica energetica poco diversificata, e un eventuale embargo potrebbe aggravare ancora di più la situazione energetica nel nostro paese.