Nel caso di libretti postali dormienti, esiste un limite di tempo prima che tutto il denaro che abbiamo risparmiato sparisca per sempre. Occhio alle date di prescrizione dei libretti.
Per libretti postali dormiente si intende un libretto postale il cui movimento è bloccato da un lungo periodo di tempo, nello specifico per 10 anni. Questi libretti postali possono essere estremamente utili perché dei sicuri depositi di investimento che potranno essere riscossi dopo anni, per avere in mano un bel po’ di denaro in più. Il problema in questo caso è il tempo di prescrizione, che potrebbe permettere allo Stato di incassare i libretti postali dormienti una volta passato il tempo necessario. Secondo la legge, infatti, se un libretto postale dormiente cade in prescrizione, il suo valore finisce in un apposito Fondo Ministeriale.
Come si capisce qual’è la data di prescrizione di un libretto postale dormiente? Come già detto, un libretto postale deve essere fermo per 10 anni per essere considerato dormirente e confluisce nel Fondo ministeriale. Dal momento della sua dichiarazione come dormiente, un libretto postale cade in prescrizione dopo 10 anni. Quindi, dopo 10 anni dalla dichiarazione del libretto postale dormiente, questo cade in prescrizione e non è possibile salvarlo dalle mani dello Stato. Questo vale per tutti i libretti postali e fondi di investimento di valore superiore a 100 euro. Per evitare di non rivedere mai più quei soldi, è obbligatorio inviare la richiesta di restituzione entro i 10 anni previsti prima che il libretto cada in prescrizione. Per farlo è necessario inviare una domanda di rimborso redatta accedendo al sito internet CONSAP. Nella domanda devono essere inseriti tutti i dati e le informazioni per chiarire la propria posizione.
La domanda e tutta la documentazione deve essere presentata esclusivamente in forma cartacea, mediante lettera raccomandata a/r all’indirizzo: CONSAP S.p.A. Rif. Rapporti Dormienti – V. Yser17 – 00198, Roma. Per quanto riguarda, invece, i libretti postali di importo inferiore a 100 euro, una parte della giurisprudenza li considera ormai estinti.
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