La guerra in Ucraina è una situazione che ci tocca anche sotto l’aspetto economico. Ecco in che modo i tragici eventi di questi giorni si ripercuotono sui prezzi.
Benzina, gas, beni alimentari. Tutti ci stiamo scontrando con un aumento dei prezzi, e guardare a ciò che sta accadendo in Ucraina in questi giorni, da quando il 24 febbraio è iniziata l’invasione russa, è importante anche per capire in che modo la nostra economia dipende sia dalla Russia che dall’Ucraina, e dunque perché potremmo ritrovarci a spendere sensibilmente di più quando facciamo la spesa.
L’Ucraina è una nazione molto estesa e quasi totalmente pianeggiante (entro i suoi confini si trova solo una residuale zona montuosa nell’ovest). La definiamo “il granaio d’Europa”, perché è una grande produttrice di questa materia prima e l’Italia ha importato, tra gennaio e ottobre 2021, ben 107mila tonnellate di grano tenero, quello che utilizziamo per fare in casa pane, pasta e biscotti.
Lo dicono i dati della Coldiretti, che per lo stesso periodo hanno misurato un import di grano di 44 mila tonnellate, meno della metà, dalla Russia. Si stima un aumento dei prezzi del grano del +5,7%. Il timore di veder crescere anche i prezzi dei beni primari derivanti da esso (pane, pasta, polenta, mais) non è quindi remoto, anzi. La guerra in corso può bloccare il trasporto del grano dalla Russia e dai porti dell’Ucraina, facendo crescere un’inflazione già in salita. Anche se i due Paesi attualmente in guerra non sono i nostri due unici fornitori di grano, chiedere di importare grano da oltreoceano (dagli USA o dal Canada) costerebbe comunque molto e non abbatterebbe i prezzi.
Dopo il grano, c’è il mais, alimento di cui l’Ucraina ha una fetta del 22% sul commercio internazionale. Noi ne importiamo ben il 20% del fabbisogno dall’Ucraina, nostro secondo partner in questo (il primo è l’Ungheria) perché ci è utile per alimentare il bestiame. Parallelamente viene colpita la soia, che proviene dagli stessi terreni coltivati. Il risultato è che sugli scaffali del supermercato si potranno trovare aumentati anche i prezzi di prodotti confezionati tra i cui ingredienti vi sono soia e olio di mais.
Altro bene alimentare che potremo veder rincarare è l’olio. Ucraina e Russia sono i due più grandi produttori al mondo di olio di girasole. L’Ucraina da sola ne rappresenta quasi il 50% delle esportazioni mondiali. Trattandosi di beni primari quando andiamo a fare spesa, si tratterà quindi di un aumento dei prezzi che coinvolgerà indistintamente tutti i consumatori italiani.
Francesca Staropoli
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