C’è un intervento statale contro il caro-vita che gli italiani hanno iniziato a sperimentare durante questo inverno di rincari di bollette e generi alimentari. Ma riguarderà solo circa 140mila persone.
Dai 6mila ai 10mila euro, questo è l’aumento calcolato per lo stipendio medio annuo di 140mila persone, che potranno così rifiatare dal caro-vita causato dall’inflazione. L’aumento riguarda i dipendenti dei ministeri e l’aumento dipenderà dal loro inquadramento.
La scelta potrebbe causare molte polemiche, ma il Sole 24 Ore spiega che questi soldi arriveranno ai dipendenti ministeriali in quanto si tratta di due interventi previsti da anni. Uno è il rinnovo del contratto e il secondo la perequazione dell’indennità statale. Si tratta, in entrambi i casi, di provvedimenti alle ultime tappe dell’iter burocratico e in ritardo di anni sulla loro effettiva concretizzazione.
A meno che non ci sia problemi burocratici, dovrebbe accadere a marzo insieme al doppio aumento a regime. Il gruppo di ministeri che a marzo vedrà gli incrementi maggiori sono: Salute, Lavoro, Istruzione, Università, Esteri e Politiche Agricole. Ma ci saranno anche ministeri che vedranno diminuzioni: Sviluppo Economico, Viminale e Transizione ecologica (-20%). Difesa, Cultura e Turismo (-50%) e il minimo per Mef, Infrastrutture e Giustizia. L’obiettivo è quello della perequazione, vale a dire l’armonizzazione delle differenze di retribuzione esistenti tra i vari ministeri.
Per coloro che si occupano di mansioni più semplici per cui il titolo richiesto è scuola dell’obbligo, l’aumento partirà da 180 euro lordi al mese così suddivisi: 63 dal contratto e 117 dall’indennità, per un aumento percentuale di circa il 13,6% per la fascia più bassa. A questi si devono aggiungere circa 4mila euro di arretrati (il 21% dello stipendio base annuale).
Salendo di categoria si arriva a un massimo di 302 euro al mese, poco meno di 4mila euro per tredici mensilità con 6.532 euro di arretrati nella fascia retributiva più alta dell’area terza. L’aumento in questo caso vale il 12% dello stipendio base, l’arretrato circa il 20%.
Francesca Staropoli
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