I problemi portati dalla pandemia e della crisi dei trasporti continuano a trascinarsi nei mesi fino a oggi. Questo porta ad un aumento generale dei prezzo collegati ai trasporti, compresi i beni alimentari.
A complicare la questione già grave del rincaro dell’energia e del carburante post pandemia ci si mette anche l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina. Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi dei carburanti la pandemia aveva già assestato un duro colpo ai mercati di tutto il mondo. In particolare in Europa stiamo soffrendo per i rincari astronomici presi dalle materie prime che arrivano dalla penisola araba come il petrolio o il gas naturale, toccate profondamente dalle tensioni interne degli stati e dalle problematiche collegate ai trasporti dell’anno scorso. Adesso una ulteriore preoccupazione è l’escalation di tensione tra Russia e Ungheria. La pressione di Mosca sul paese vicino complicherà moltissimo i commerci con l’Ungheria, con conseguente aumento dei prezzi di alcuni prodotti, in primis alimentari.
L’Ungheria è uno dei maggiori esportatori al mondo di grano e cereali. Le coltivazioni ungare riforniscono gran parte d’Europa e le complicazioni interne del paese potrebbero portare presto a un abbassamento della quantità di esportazioni e, conseguentemente, all’aumento dei prezzi. Tutti quei prodotti che sono collegati al grano e ai cereali, primi tra tutti pane e mais, aumenterà quindi di prezzo nel prossimo futuro. Secondo un’indagine di Coldiretti il prezzo del potrebbe salire del 4,5% o anche 5%. Il rischio maggiore, sempre secondo Coldiretti, è che il conflitto tra le due nazioni possa portare al danneggiamento delle infrastrutture e quindi a difficoltà sempre maggiori per il commercio. Questo farebbe salire ancora di più i prezzi degli alimenti esportati dall’Ungheria.
Per l’Italia sarebbe un danno enorme, visto che il 64% del grano utilizzato per produrre pane e biscotti viene dalla Russia e dall’Ucraina. Gli aumenti del costo del carburante sono un ulteriore problema, visto che aumentano a valanga anche i costi delle coltivazioni che utilizzano macchine per il lavoro, nonché il costo dei trasporti. Tutte spese che si vanno a ripercuotere sul prezzo del prodotto finito. Ad oggi il pane costa 11% in più rispetto all’anno scorso. Il problema dei trasporti e del prezzo del carburante si ripercuote anche sul prezzo del caffé. I torrefattori italiani stanno facendo sempre più fatica ad approvvigionarsi di materia prima e il prezzo di una tazzina di caffé è di media passato da 1,09 euro a 1,50 euro.
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