Secondo CGIL Veneto è una pratica lesiva dei diritti dei lavoratori, ma non è illegale. Spuntano le multe fino a 2.000 euro se ci si licenzia avanti tempo per cercare un nuovo lavoro.
La denuncia di CGIL Veneto è scattata immediatamente quando si è scoperto di questa pratica utilizzata da diversi bar e ristoranti per evitare di perdere lavoratori in corsa. Vista la carenza di manodopera e la poca inclinazione degli imprenditori a cercare sempre nuovi lavoratori, si fa di tutto per tenere ancorati al proprio lavoro quelli vecchi. Specialmente nei bar e nei ristoranti, dove spesso i datori di lavoro prevedono contratti a tempo determinato. Oltra a un contratto che non garantisce alcuna prospettiva a lungo termine, i lavoratori di questi settori devono anche subire il ricatto di non poter cercarsi anticipatamente un altro lavoro e dimettersi, o rischiano di dover pagare una penale di 1.000 o anche 2.000 euro. Se tutto questo vi sembra illegale, abbiano una brutta notizia da darvi.
Molti sono i lavoratori che sono andati a lamentare al sindacato dei contratti di lavoro con allegate queste clausole capestro che penalizzano la ricerca di un nuovo lavoro. La CGIL ha già denunciato la cosa, ma la loro possibilità di azione contro contratti di questo tipo è pressocché nulla. Il datore di lavoro è nel pieno del suo diritto inserendo clausole di questo tipo in un contratto, e se il lavoratore firma il contratto, il sindacato non può fare nulla. La migliore delle difese in questo caso è la preparazione, sapendo che clausole del genere possono esistere, è bene imparare a leggere correttamente il contratto di lavoro oppure farsi suggerire da un esperto in materia.
Questo modo di fare da parte dei datori di lavoro è una cosa più che nuova, sorta proprio a causa della pandemia. Durante il periodo di pandemia, tra quarantene, restrizioni, ecc, gli esercenti hanno fatto molta fatica a trovare nuovo personale, e il rischio che quei pochi possano andarsene è troppo grosso per permetterlo. Al posto di incentivare il lavoratore a rimanere con bonus o contratti a tempo indeterminato si è preferito la strada della minaccia economica, con una “multa” per l’abbandono di un posto di lavoro verso un altro, magari più redditizio e sicuro.
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