Già nei primi mesi dell’anno, molti titolari dell’assegno pensionistico potrebbero vedere un cambiamento della loro situazione
Sul tavolo del confronto sulla nuova riforma previdenziale e sul tema delle pensioni, arriva una nuova proposta, formulata da Michele Reitano, membro della Commissione tecnica istituita dal ministero del Lavoro. La proposta sarebbe quella di permettere, partire da una certa età, il pensionamento con un taglio intorno al 3% della quota retributiva dell’assegno per ogni anno d’anticipo rispetto alla soglia di vecchiaia. Ciò significa che le pensioni di reversibilità potrebbero subire diverse decurtazioni sulla base di quanto percepito e dei redditi complessivi che si possiedono. Il cumulo delle pensioni può provocare importi inferiori del 25%, 40% e 50%.
A rischio ci sono alcune categorie specifiche, come i familiari di un lavoratore o un pensionato deceduto che godono di questa misura “per un importo calcolato in base al nuovo beneficiario”. L’ago della bilancia resta la dichiarazione della situazione reddituale (il modello Red), su cui l’Istituto di previdenza sociale andrà a comparare i dati presenti con quelli a disposizione nei database dell’Agenzia delle Entrate, determinando le eventuali decurtazioni.
Il cumulo della pensione con altri redditi potrebbe incidere sulle pensioni. Gli assegni, per alcuni contribuenti, potrebbero avere un importo più basso nei primi mesi dell’anno e, già per febbraio, molti titolari dell’assegno pensionistico potrebbero vedere un cambiamento della loro situazione. Come riporta conticorrentionline, la legge prevede che il calcolo cumulativo prenda in considerazione tutte le entrate fiscalmente più rilevanti. Le pensioni, che sono un provvedimento previdenziale, potrebbero essere rivalutate in relazione alla percezione della pensione di reversibilità.
Nella proposta di Reitano, in sostanza, si evidenzia l’opportunità di sfruttare le potenzialità offerte dal passaggio verso lo schema di calcolo contributivo consentendo l’uscita anticipata a partire da un’età minima, con una riduzione della quota retributiva della pensione per compensare il vantaggio della sua percezione per un numero maggiore di anni.