Il nuovo anno rischia di trasformarsi in un salasso per milioni di famiglie in Italia. Cambiano gli acquisti di molti generi alimentari e prodotti
Gli aumenti dei prezzi degli alimenti riguardano un futuro vicino. Il nuovo anno rischia di trasformarsi in un salasso per milioni di famiglie in Italia. La congiuntura internazionale su alcuni prodotti agricoli di trasformazione rischia di generare una serie di aumenti incontrollati. Si tratta di alimenti tra i più acquistati: la farina e ovviamente i derivati come il pane e la pasta, ma anche il riso, la carne, il caffè e il cacao. L’allarme è stato già lanciato nei mesi scorsi dalle associazioni di categoria. Gli aumenti generali sul mercato internazionale generano un rilancio dei prezzi anche in Italia. L’Associazione Nazionale dei Panificatori Pasticceri ha già denunciato aumenti consistenti del +9,9% sul frumento duro e del +17,7% su quello tenero, con valori record simili a quelli del 2008. Di conseguenza, anche il prezzo della pasta è destinato ad aumentare.
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Vincenzo Divella, amministratore delegato del marchio omonimo pugliese, ha lanciato un nuovo allarme sull’aumento facendo notare che una produzione 100% italiana non servirebbe a far abbassare i costi della pasta, poiché la produzione italiana non è abbastanza da renderci indipendenti dall’export. Il prezzo della pasta è influenzato dal costo del grano e anche dall’aumento del costo di gas ed elettricità, aumentati di mese in mese. Per questo, se in passato un chilo di pasta costava circa 1,10 euro, oggi ne costa 1,40 euro, arrivando a costare in un breve futuro 1,52 euro, con un aumento del +32%.
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Il prezzo del grano è oggi fissato a 56 centesimi al chilo, ma non basta per permettere una produzione autosufficiente 100% grano italiano ai pastifici italiani. Tra le altre cose, il costo del grano è in continuo aumento a cui si aggiunge il costo dell’energia (gas ed elettricità), con gli aumenti di gas e luce toccati anche alle aziende. Per tutte queste ragioni, il prezzo della pasta è destinato ad aumentare. Lo fa notare anche Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, che pone l’accento sulle conseguenze della Brexit sull’export. Secondo Coldiretti, a causa della Brexit, gli inglesi stanno abbandonando anche la dieta mediterranea, dicendo addio a un pacco di pasta italiana su quattro. Questo trend porterebbe, col tempo, al crollo di una grossa fetta delle esportazioni dall’Italia.