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Bonus negato da Draghi, c’è la petizione per ottenerlo

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Chiara Feleppa

Il bonus, per cui era stato predisposto un fondo da 50 milioni di euro, avrebbe dovuto essere inserito nella Legge di bilancio 

Una petizione record, quella lanciata da Change.org per chiedere al Governo di intervenire sul bonus psicologo. Pochi giorni e più di 200mila le firme ricevute, grazie anche al supporto della rete di psicologi e di persone note al mondo dello spettacolo che l’hanno rilanciata sui social. Il tema della salute mentale sta diventando sempre più sentito – e anche più sofferto – nei giovani ma anche negli adulti e la problematica assume un peso sempre più rilevante nella società di oggi. Il Coronavirus ha inciso non poco sulla salute psicologica dei più grandi e anche dei più piccini. I ricoveri nelle cliniche psichiatriche sono aumentati, così come è aumentato il numero di coloro che ha chiesto aiuto. Sono aumentati anche stress, ansia, attacchi di panico, depressione, tentati suicidi. C’è chi ha pensato di farcela ancora e chi, invece, ha provato a non farcela più.

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Gli esperti hanno fatto notare un aumento di depressione, ansia, disturbi del sonno e del comportamento alimentare dopo la pandemia. Disturbi nati soprattutto dall’isolamento e dalle difficoltà economiche e familiari, che portano ad atti di autolesionismo e disturbi. Secondo uno studio sui pronto soccorso pediatrici di Torino, Cagliari e di altri 21 ospedali in dieci Paesi diversi pubblicato su European Child and Adolescent Psychiatry, è emerso che durante la prima ondata gli accessi per atti di autolesionismo in marzo e aprile 2020 sono aumentati dal 50% al 57%, con un’incidenza in crescita dei tentati suicidi. Anche all’ospedale Bambin Gesù si è verificato un netto aumento di accessi per disturbi mentali acuti, in bambini ed adolescenti, in particolare per i tentativi di suicidio e di attività di autolesionismo. L’attenzione va anche ai più piccoli, in cui emergono problematiche di natura psichiatrica.

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Una questione sottovalutata

Peccato, però, che la salute mentale continui a non essere trattata come quella fisica e a non essere considerata e gestita come salute pubblica. Da anni si assiste all’erogazione di bonus a pioggia, per venire incontro alle esigenze delle famiglie e, certamente, per dare un aiuto all’economia, motore del Paese. Peccato, però, che non ci sia stato spazio per un sussidio a ciò che è il vero motore delle persone: il proprio cervello e il proprio equilibrio psichico. Sembra evidente che non può più sfuggire il peso della mente, delle emozioni, dello stress in un mondo che va troppo veloce per chi ha invece bisogno di fermarsi per qualche istante. Non può essere ignorato, non più, che il malessere fisico non è l’unico a cui badare e che oltre al medico di famiglia, all’ortopedico, al diabetologo, all’otorino e a chissà quante altre figure specializzate, ci sia bisogno di rivolgersi anche a psicoterapeuti, psichiatri, psicologi. Figure, queste, che soffrono una penalizzazione e che vengono considerati non indispensabili e, anzi, qualcosa di cui poter fare a meno.

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Una questione, quella della salute mentale, che fa ancora troppo paura ma che, invece, meriterebbe di essere normalizzata. Qualche speranza si era accesa con il bonus psicologo, introdotto in Manovra e poi bloccato poco prima di Natale. Niente più fondi, così come erano stati previsti all’emendamento alla legge di Bilancio. Un fondo da 50 milioni – forse troppo poco, ma già qualcosa – per aiutare economicamente le persone che decidono di rivolgersi a uno psicologo, uno psicanalista, uno psichiatra, uno psicoterapeuta. Tutti d’accordo, sia maggioranza che opposizione. Ma il Governo non l’ha inserito nella Legge di Bilancio. Promotore della petizione che in pochi giorni è volata sui social, il giornalista del Tg1 Francesco Maesano : “Nel 2021 il 27,5 per cento dei pazienti che avevano intenzione di iniziare un percorso di salute mentale non ha potuto farlo per ragioni economiche. Mentre il 21 per cento è stato costretto a interromperlo. Il fondo non è un investimento sostitutivo rispetto al servizio pubblico, che pure andrebbe potenziato, ma una risposta di civiltà rispetto ai tantissimi che si rivolgono ai professionisti nel silenzio e nell’assenza di qualsiasi tipo di sostegno”.

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