A partire dal 2022 cambia l’importo dell’assegno pensionistico. Ecco perché e di quanto aumenta
Inizia il 2022 con buone notizie per i pensionati. Infatti, gli assegni pensionistici degli italiani saranno rivalutati con adeguamento al costo della vita. La perequazione – cioè la rivalutazione automatica dell’assegno pensionistico, che si adegua all’inflazione – sulle pensioni sarà al 100% per tutti gli assegni fino a 4 volte il minimo. Per quelle superiori, aumenti a scalare.
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Si avrà così una rivalutazione piena al 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo, al 90% sulla quota di pensione tra quattro e cinque volte il minimo e del 75% sulle pensioni oltre cinque volte la quota minima. Invece, per la fascia con indice di perequazione al 90%, la rivalutazione effettiva sarà dell’1,5% circa, mentre per chi ha una pensione superiore ai 2577,90 euro il coefficiente scenderà all’1,275%. Secondo quanto riporta Il Giornale, l’Inps “stima un aumento di 25 euro per le pensioni da 1.500 euro al mese, 34 euro per quelle da 2mila euro, 42 per quelle da 2.500 euro, 48 per quelle da 3mila, 55 per quelle da 3.500 e 61 per quelle da 4mila”. Un’altra variazione dipenderà dal taglio dell’Irpef, di cui beneficeranno i dipendenti, i lavoratori autonomi e anche i pensionati che potrebbero arrivare a beneficiare di 697 euro l’anno per le pensioni superiori al 48mila euro.
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Le opzioni per andare in pensione restano Quota 102, Opzione donna e l’Ape sociale. L’ Ape Sociale è stata prorogata per un altro anno e la platea di beneficiari è stata estesa a più lavoratori gravosi. Le categorie che hanno diritto all’Ape passano così da 15 a 23, accogliendo nuove figure professionali. L’indennità è corrisposta fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia. L’indennità decorre dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda di accesso al beneficio ed è corrisposta ogni mese per 12 mensilità nell’anno. Anche se si stimano 21.500 richieste, si parla di soli 1.500 lavoratori in più.
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